Arriva un'altra "nave delle armi", scatta lo sciopero dei portuali a Genova
di Pietro Roth
4 min, 58 sec
Ma l'Autorità Portuale ferma la protesta: "Non ci sarà alcun carico"
Filt Cgil, con il sostegno della Camera del lavoro di Genova, ha dichiarato domani uno sciopero dei portuali di Genova per fermare il carico di materiale bellico sulla nave Bahri Jazan che attraccherà all'alba attraccherà al terminal Gmt, per caricare i generatori lasciati a terra il 20 maggio dalla 'gemella' Bahri Yambu dopo la protesta di portuali e pacifisti. L'obiettivo è appunto quello di impedire che sia imbarcato sulla nave materiale bellico, risultante dalla documentazione diffusa dall'Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza. Per l'arrivo della "nave delle armi" diretta in Arabia Saudita è stato indetto un presidio già questo pomeriggio sotto palazzo San Giorgio a partire dalle 17 da parte del collettivo autonomo dei lavoratori portuali (Calp), che ha coordinato anche la protesta di un mese fa e soprattutto un presidio è stato indetto da portuali e pacifisti per domattina a partire dalle 7 al varco Etiopia.
Lo sciopero riguarda espressamente "i lavoratori destinati al carico di materiale bellico sulla motonave 'Bahri Jazan'", afferma Filt Cgil Genova in una nota diffusa assieme alla Camera del Lavoro. "Lo scenario che ha giustificato la protesta del maggio scorso è rimasto immutato e questo nonostante le rassicurazioni del produttore dei generatori, la Teknel, al centro della vicenda all'Autorità di Sistema Portuale e ai rappresentanti del Terminal GMT/CSM, nella riunione del 3 giugno" scrivono, rispondendo anche a chi li ha accusati di aver recepito senza critiche la versione della Teknel che ha definito invece il materiale "ad uso civile". "In quell'incontro - spiegano Filt e Camera del lavoro - non è stato prodotto alcun accordo, ma un semplice verbale di incontro, che prendeva atto della documentazione presentata dalla stessa azienda produttrice e successivamente inoltrato alla Prefettura. Il verbale di riunione illustra come sia stato lo stesso produttore a fornire documentazione circa la destinazione ad uso civile del carico, poi smentito dalla classificazione di quel materiale come bellico". La Cgil sostiene cosi di poter "dare un contributo al nascere di una discussione pubblica rispetto ad un problema grave come quello della guerra nello Yemen dove negli ultimi 3 anni e mezzo, il conflitto ha provocato oltre 10 mila morti e dove più di 22 milioni di persone si trovano in situazioni di estremo bisogno". L'appuntamento è fissato per giovedì dalle 6 con un presidio davanti a Ponte Etiopia. Il sindacato invita "i lavoratori fuori dal servizio e la popolazione a partecipare chiedendo nel contempo a tutte le forze politiche l'appoggio e la condivisione espressa alle nostre ragioni negli ordini del giorno approvati in Comune e in Regione". Ieri anche Amnesty International aveva con una nota fatto appello ai portuali perché dichiarassero sciopero.
L'ADSP: "I GENERATORI NON SARANNO CARICATI" Non partiranno domani a bordo della 'nave delle armi', la Bahri Jazan, i quattro generatori destinati all'Arabia Saudita. Lo ha comunicato l'autorità portuale di Genova alla delegazione del Calp nel corso di un presidio a cui hanno partecipato diverse decine di persone per protestare contro l' arrivo nel porto di Genova del cargo saudita. "Siamo soddisfatti da questa comunicazione - ha detto un rappresentante del collettivo - ma domani monitoreremo che quanto ci è stato detto venga rispettato. Sappiamo che questo non risolve il problema delle armi anche se per la seconda volta il nostro pezzettino lo abbiamo fatto fermando un carico di armi". Il presidio indetto per domani alle 5 al varco Etiopia potrebbe essere annullato anche se resterà la vigilanza dei portuali affinché venga rispettato quanto comunicato. Al presidio di oggi c'erano tra gli altri partiti di sinistra, Usb, pacifisti, Amnesty International.
LE ASSOCIAZIONI CATTOLICHE Dalla Caritas alle Acli, dagli scout dell'Agesci all'azione cattolica, una trentina di associazioni cattoliche si uniscono con una nota alla protesta contro l'arrivo domani a Genova della nave saudita Bahri Jazan. "Ancora una volta, come già accaduto per il precedente arrivo in Porto della Bahri Yanbu lo scorso 20 maggio, con le nostre associazioni chiediamo con forza che le Autorità locali competenti si adoperino per impedire l'attracco della nave in porto ed evitare, così, un atto ingiusto che violerebbe la Costituzione, i trattati internazionali e le nostre leggi" spiegano. Dopo aver richiamato gli ordini del giorno contro l' esportazione di armi destinate al conflitto in Yemen votate nelle scorse settimane dai consigli regionale e comunale, le associazioni ricordano "anche il richiamo del Papa che il 10 giugno ha denunciato l'ipocrisia di un'Europa che chiude i porti alle persone e li lascia aperti alle armi". "Ci uniamo alle altre voci che si sono levate da diversi ambiti di una città che dimostra di mantenere un cuore aperto e vigile - concludono - di non volere in alcun modo essere complice della guerra e che conferma la propria vocazione alla pace. Ancora una volta chiudiamo il porto alle armi e apriamo la città alla Pace".
TOTI: "BASTA IPOCRISIE" "Ancora presidii e scioperi contro l'approdo di una nave che deve caricare a Genova generatori diretti in Arabia Saudita e, forse, destinati all'esercito. Ma i sindacati non dovrebbero tutelare i lavoratori italiani, quelli del porto (che deve competere con gli altri scali europei per non perdere traffico e occupazione) e quelli delle molte fabbriche presenti nella nostra Regione?". Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti stamani via Facebook attacca l'annunciata protesta della Filt Cgil contro l'approdo nel porto di Genova del cargo Bahri Jazan per caricare i generatori elettrici lasciati a terra il 20 maggio scorso dalla 'gemella' Bahri Yambu dopo la protesta di portuali e pacifisti. "Non è assurdo che qualcuno voglia che dai nostri porti non si imbarchino questi prodotti, mentre in Liguria (e per fortuna) molte migliaia di persone lavorano per Fincantieri che fa navi militari e sommergibili, per Leonardo che fa radar e missili, per Oto Melara che fa cannoni navali e mezzi blindati, per Piaggio che tutti speriamo sviluppi presto droni militari? - commenta Toti - Tutto ciò, sul nostro territorio, dà lavoro a tante persone e così facendo, prima o poi, ci sarà chi deciderà di rivolgersi altrove, molti rischieranno il lavoro e il nostro porto sarà meno competitivo. Basta autolesionismo, basta strumentalizzazioni politiche e soprattutto basta ipocrisia".
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