Arcelor Mittal, il coordinamento dei Consigli di fabbrica lancia lo sciopero europeo

di Alessandro Bacci

"Siamo pronti a far vedere di cosa siamo capaci"

Video momentaneamente non disponibile.

Si è svolta a Genova la terza Conferenza Generale del Coordinamento europeo dei Consigli di Fabbrica della siderurgia. Presenti nel capoluogo ligure moltissimi rappresentanti degli stabilimenti del resto d'Europa. Dalla Germania alla Francia per affrontare principalmente la situazione di crisi che sta attraversando il settore. Tra gli argomenti principale la questione ArcelorMittal con una situazione che appare sempre più nel caos: "Non ci arriva nessun segnale - afferma Armando Palombo della FIOM CGIL di Genova - L'unico segnale che registriamo è Mittal che ha formalizzato questo atto di recesso e il governo che non compie nessuna azione concreta. Il governo si dovrebbe dare una svegliata. Abbiamo deciso che scenderemo in piazza quando ci sarà un motivo per farlo, vogliamo cedere cosa c'è di chiaro dietro questa nebbia. Per adesso stiamo fermi, disciplinati e compatti, pronti a scendere in piazza quando ci sarà l'esigenza."

Cosa dicono in Europa della situazione italiana? "Arcelormittal ha stabilimenti in tutto il mondo - prosegue Palombo - I consigli di fabbrica nel resto d'Europa non riescono a darsi una spiegazione di ciò che sta accadendo in Italia perchè c'è tutto tranne una logica. C'è schizzofrenia, però sia i lavoratori che gli impianti hanno bisogno di tutto tranne che di schizzofrenia. I lavoratori qua a Genova sono tesissimi, la data che più ci interessa è il 12 del mese. In tale data ci sarà il pagamento degli stipendi, se non ci sarà per qualche schizofrenia del governo, sapranno dove trovarci.

"La crisi c'è in tutto il mondo - aggiunge Bruno Manganaro della FIOM CGIL - però tutti gli stabilimenti in Europa parlano di cassa integrazione con l'idea di ripartire. L'unico posto in cui si pensa a fermare tutto è in Italia, quindi la politica ci ha messo del suo rendendosi inaffidabile e dando a Mittal un argomento per abbandonare. È un disastro che viene scaricato sui lavoratori e sulle famiglie. Rischiano di far diventare una piccola palla di neve una valanga.  Non siamo disposti a pagare, nel momento in cui ci verrà detto che il posto di lavoro o il salario saranno in discussione, faremo vedere alla città e in piazza di cosa siamo capaci..."

Fino a quando lo stabilimento di Genova avrà lavoro? "Arriverà una nuova nave e poi un'altra dalla Spagna i primi di dicembre per la latta. Noi abbiamo lavoro sullo zincato fino al 24 novembre e sul ciclo latta fino alla fine dell'anno. Il lavoro c'è, il mercato è in difficoltà ma Genova può resistere. Se dovesse chiudere qualcosa per scelte politiche, a voi le conseguenze su cosa potrà succedere..."

"La crisi della siderurgia attraversa tutta l'Europa e la necessità di collegare a livello europeo le battaglie dei lavoratori è più che mai evidente. E' una vecchia storia, quando gli affari vanno bene i grandi gruppi fanno i miliardi ma se il ciclo rallenta lo vogliono far pagare ai lavoratori. Per questo serve un sindacato europeo, una contrattazione europea e uno sciopero europeo". Lo dicono in una nota unitaria i consigli di fabbrica di Dunkerque, Fos sur mer, Brema, Duisburg, Amburgo, Eisenhuttenstadt, Liegi e Genova.

"Lo sciopero europeo sarebbe l'aspirazione massima" dice Massimiliano Repetto, rsu di Novi Ligure. Lo stabilimento del basso Piemonte non ha al momento nessun lavoratore in cassa integrazione: "Al momento siamo quelli che sono stati toccati meno dai problemi di Taranto - spiega - ma è chiaro che i problemi dell'acciaio e di Mittal sono europei, non più nazionali". "E' importante avere la possibilità di organizzare uno sciopero europeo visto che Arcelor Mittal sta tenendo in ostaggio migliaia di lavoratori scambiando le fluttuazioni del mercato con una crisi generalizzata come quella che ci fu qualche anno fa" aggiunge Philippe Verbeke, coordinatore nazionale Cgt. Nello stabilimento francese di Dunkerque i dipendenti A.Mittal sono 3 mila e nessun lavoratore in cassa integrazione, che invece è utilizzata nello stabilimento di Fos sul mer a Marsiglia. Più cauto il delegato dello stabilimento di Arcelor Mittal di Brema: "Per poter arrivare a uno sciopero europeo serve l'adesione di tutti i paesi e di tutti i sindacati e non è semplice" dice Mike Boehlken. A Brema i lavoratori sono 3500, al momento non c'è nessuno in cassa integrazione "ma la situazione non è buona - spiega il delegato tedesco - e sappiamo che arriverà all'inizio del 2020".