Ancora dubbi e problemi legali sul ponte Morandi
di Paolo Lingua
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Il Punto di Paolo Lingua
La Società Autostrade per l’Italia ha buone ragioni per intentare (e magari vincere) una causa per danni contro lo Stato in margine del Decreto Genova che l’ha esclusa dalla ricostruzione del Ponte Morandi? E, visto che siamo in tema, ci potrebbe essere in avvenire una causa simili se sarà esclusa dalla realizzazione della Gronda, sempre che i lavori per questa grande opera decollino una buona volta?
La Società Autostrade ha già presentato ricorso al Tar per la prima questione e, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura amministrativa a Genova, lo stesso presidente del Tar, sia pure sul piano teorico, non ha escluso un esito del genere. Il presidente del Tar della Liguria, Giuseppe Daniele, sia pure in linea assolutamente teorica, non ha escluso una soluzione giudiziaria a vantaggio delle Autostrade (anche se certamente si avrà un doppio giudizio sino al Consiglio di Stato, comunque vadano le cose): il che comporterebbe un esborso vistoso da parte dello Stato.
Tale iter giudiziario però, sempre secondo la tesi del presidente del Tar, non comporterebbe alcun ritardo nella realizzazione della ricostruzione del ponte, ma indubbiamente peserebbe sull’intera e già complicata vicenda. Ora sulle dichiarazioni del presidente del Tar si addensano polemiche ma per il momento si tratta di una discussione che resta confinata all’interno del recinto della magistratura e in entra nei tempi e nei modi delle operazioni in corso che riguardano specificamente la demolizione dei tronconi esistenti e della specifica ricostruzione del ponte.
Per fortuna, sia pure tra ritardi e contraddizioni in particolare di natura politica, il Decreto Genova, in un contesto di rispetto delle normative vigenti, ha consegnato pieni poteri operativi al sindaco-commissario e alla sua squadra operativa. Il che consente, sia pure nel limite dei “paletti” che sinora ha posto la procura della repubblica che indaga sulle responsabilità del crollo, di procedere con una certa speditezza rispetto a una situazione ordinaria per la quale, in mancanza di commissariamento, ci sarebbe voluto non meno di un anno prima di effettuare l’affidamento dei lavori.
Se da un lato si sono velocizzate e semplificate le procedure, non era prevedibile, almeno in linea di massima, l’inciampo, se così lo si vuole definire, di tipo ambientalistico sulla presenza dell’amianto nelle “pile” del ponte. E’ stato possibile sinora staccare e far scendere i tratti dell’ex autostrada, ma restano dubbi e incertezze sulla metodologia di demolizione delle colonne portanti del ponte.
Il sindaco-commissario Bucci avrebbe preferito, lo si capisce, impiegare sistemi di riduzione dei rischi (acqua, ventilazione, ecc.) insistendo sul sistema delle microcariche di dinamite. Ma ci sono troppe incertezze e timori di successive denunce. Ma la demolizione meccanica sarà ovviamente più lenta e problematica.
Come minimo avremo oltre un mese di ritardi. Ecco così che sulla tormentata vicenda del ponte Morandi si addensano riardi, preoccupazioni ambientalistiche, minacce di ricorsi con l’ombra di pesanti rimborsi a carico dello Stato, per non parlare di incognite, sempre legate ad azioni giudiziarie, nascoste dietro ogni angolo.
Non sarà un procedere facile e agevole e di questo ormai Marco Bucci e i i suoi stretti collaboratori sono ormai consapevoli. Non bisogna perdere una sola battuta, perché Genova non può permettersi il lusso di tenere aperta per troppo tempo una ferita che non si rimargina troppo facilmente.
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