Ancora dibattito sulla realizzazione della Gronda
di Paolo Lingua
Il presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia, ha detto, con la massima tranquillità, che il mondo imprenditoriale italiano è “favorevolissimo” alla realizzazione della cosiddetta “Gronda”, ovvero il raddoppio dell’asse autostradale di Genova, un progetto di cui si discute dalla fine degli anni Ottanta. Boccia, in un convegno a Trieste, ha sottolineato, riprendendo la linea del mondo imprenditoriale di Genova e della Liguria, che il raddoppio autostradale, proprio nel momento in cui si sta lavorando per la ricostruzione del ponte crollato l’anno scorso, non è una priorità di livello locale ma è una serie esigenza nazionale da affrontare in tempi rapidi. Per Boccia, ma a Genova la Confindustria non ha mai nascosto la sua linea operativa, la questione significa una crescita di occupazione e di reddito collettivo, perché le comunicazioni sono la chiave dello sviluppo in questo delicato momento economico.
Nel corso del dibattito del convegno di Trieste è intervenuta anche Paola De Micheli, ministro delle infrastrutture che ha affermato, in termini un po’ generici, che la Gronda si dovrebbe realizzare e che occorre individuare il percorso per aprire il cantiere. A parole e in termini teorici la realizzazione della Gronda vede un campo molto ampio di pareri favorevoli: oltre al mondo imprenditoriale e sindacale, anche le istituzioni come la Regione e il Comune e, come si è constatato, anche il Governo. Ma la situazione è assai più complessa, perché a livello nazionale i due partiti che reggono il Governo hanno una visione non omologa. Per la verità, anche in campagna elettorale, il M5s è sempre stato contrario alla Gronda, mentre il Pd (e in questo d’accordo con tutti i partiti del centrodestra) è stato favorevole, soprattutto negli ultimi sei – sette anni. Il Pd ha la responsabilità, dalla fine degli anni Ottanta sino alla giunta di Marco Doria, di aver tergiversato sulla vicenda per non perdere il sostegno d’una parte dell’estrema sinistra e dei movimenti ambientalisti.
Negli ultimi anni si è assistito a un singolare balletto di proposte e controproposte che riguardavano le modifiche, alcune molto singolari, del progetto iniziale che, per la verità, era già in via di decollo al tempo del governo Gentiloni con un piano quasi definitivo e persino una parte del finanziamento già messo a punto. Il crollo del ponte ha complicato, oltre al nuovo Governo dopo il 4 marzo 2018, tutta la ,situazione. In realtà il crollo del ponte ha messo in evidenza come sarebbe stato utile disporre già d’un raddoppio autostradale per limitare i danni al sistema dei trasporti. Ma è diventato una scusa per far aprire la strada a modifiche infinite al progetto che soprattutto i grillini puntavano a ridimensionare. Il Pd in queste ultime settimane ha sbandato alla ricerca – quasi arrampicandosi – d’una soluzione mediata che consentisse al M5s di “salvare la faccia” di fronte al proprio elettorato più integralista e nemico delle opere pubbliche. Non va dimenticato che il M5s era stato contrario anche alla realizzazione del Terzo Valico e che solo con grande fatica (un discorso che vale anche per l’ex sindaco Marco Doria) è stato accolto. Senza contare che nello stesso tempo il grillini avevano continuato a ostacolare anche la realizzazione della Torino-Lione con la quale, quando sarà completata, il Terzo Valico di dovrà collegare. In questo contesto le posizioni del mondo imprenditoriale (ma in questo caso in linea coerente anche con i sindacati) non sono una novità così come l’atteggiamento della larga maggioranza dei Liguri. La questione riguarda i difficili rapporti all’interno del governo italiano dove ogni problema sembra destinato a essere rivoltato e spremuto mille volte. E questo comportamento allunga irrazionalmente i tempi delle realizzazioni.
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