Aldo Spinelli a 'Tiro Incrociato': "Il 4 maggio parte la diga e riparte la grande storia del porto di Genova: diventerà di Serie A"

di Redazione

di Massimiliano Lussana

 

Aldo Spinelli racconta e si racconta a tutto campo in una lunga intervista che apre la puntata di “Tiro Incrociato”, in onda questa sera su Telenord.

L’imprenditore leader nella logistica portuale parte da una data, che ha già segnato sul calendario, che è quella del 4 maggio: “Sarà il giorno in cui parte la nuova Diga ed è una data storica per Genova”. Una data che va inquadrata “in un momento di trasformazione globale del porto di Genova che è un grande merito del lavoro comune del sindaco Bucci, del presidente della Regione Toti e del presidente dell’Autorità Portuale Signorini. Il segreto del successo della nostra città è proprio la comunanza di intenti fra loro tre, che si è vista moltissimo in occasione della costruzione del nuovo Ponte dopo il dramma del Morandi, dove abbiamo assistito a qualcosa che si vedeva solo in Cina come tempi di realizzazione”. Anzi, sorride Spinelli, “ci sono 42 cantieri aperti contemporaneamente, forse sono fin troppi. Ma se pensiamo a cosa arriverà dopo possiamo sorridere, anche a livello stradale: il Ponte del Papa ci darà anche una viabilità meravigliosa”.

Spinelli si racconta al direttore di Telenord Giampiero Timossi a tutto campo, spaziando dal nuovo Codice degli Appalti (“Ho molta fiducia nel viceministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Edoardo Rixi, che ne è stato uno degli artefici e spero che possa far tornare a prima del 1992, quando non c’era la norma sul massimo ribasso che ha portato moltissime opere pubbliche a non essere terminate per fallimento delle imprese che se le erano aggiudicate a cifre fuori mercato”), fino alla propria storia personale.

Ed è proprio il racconto del suo lavoro la chiave per analizzare l’importanza che Spinelli attribuisce alla nuova Diga foranea: “Vede, nel 1963 io avevo 24mila dipendenti e il mio terminal movimentava 24mila teu; oggi i dipendenti del terminal sono 173 – ma il gruppo supera ampiamente i 1000 – e con 533mila teu siamo il secondo terminal di Genova, nonostante abbiamo spazi nemmeno lontanamente paragonabili a quelli degli altri. E proprio questi numeri fanno capire l’importanza della nuova diga che ci permetterà di “rubare” spazio al mare e anche questo Bucci, Signorini e Toti hanno dimostrato di averlo compreso benissimo”.

Spinelli snocciola i benefici della diga dal suo punto di vista: “Allarghiamo la città sul mare, allontanando le navi dalle case – e in più ci saranno le banchine elettrificate - creando occupazione e benefici per tutti”. E in più “o sciu Aldo” guarda alle aree di Cornigliano in questo momento assegnate all’Ilva e in gran parte deserte: “In verità 140mila metri spetterebbero a me perché ho liberato Erzelli…”. E c’è anche un modello da non ripetere: “Pensate se, invece di costruire la Fiumara, un grave errore, si fosse creato un centro logistico in quelle aree, a fianco alle banchine: avremmo creato occupazione ed evitato di andare in Piemonte e in Lombardia con i retroporti”.

Insomma, la diga significa occupazione e volumi: “Almeno il doppio di quelli attuali con scelte che Rotterdam, Amburgo e Anversa, che sono porti nati su canali, non belli come il nostro mare, hanno fatto trent’anni fa”.

Diga e non solo, sono molte le opere che devono arrivare, a partire dal tunnel subportuale. Ma Spinelli ha in mente un cronoprogramma ben preciso: “Dobbiamo darci delle priorità, che in questo momento sono l’allargamento e il tombamento delle banchine per ospitare i passeggeri delle crociere, i traghetti importantissimi per le autostrade del mare, le merci varie… e poi ragionare su una seconda fase della diga. La prima va completata entro il 2026, la seconda fra il 2026 e il 2031 e a quel punto avremo molti nuovi spazi. Decisiva sarà anche la crescita del traffico ferroviario per le merci che sbarcano dai traghetti, che dovrà crescere dal 17 al 35-40 per cento, anche perché purtroppo non vedo la Gronda vicinissima”.

Spinelli elogia il sindaco Bucci anche sul decisionismo (“Viene dall’America dove sono impegnati a fare più che a parlare ed è chiaro che non si può sempre accontentare tutti”), ma vede anche una soluzione per i cassoni della diga: “Innanzitutto iniziamo a dire che sono una produzione pulita e che non va demonizzata ed è chiaro che più vicino sono alla nuova diga, meglio è dal punto di vista logistico. Portare un cassone da Piombino è diverso che portarlo da Prà. Ma costruirli in più luoghi – penso a Prà, a Piombino, a Vado Ligure, ma non escludo altre aree – aiuterà anche sui tempi. Non dimentichiamo mai che abbiamo il 2026 come orizzonte per terminare la diga e non possiamo certo permetterci di perdere i fondi e quindi penso che i più cantieri contemporanei possano aiutarci. Ma così nel 2026 avremo finalmente un porto di serie A”.

C’è spazio infine per una digressione calcistica con i ricordi eroici del Livorno in Europa, ma anche un’analisi del campionato di Genoa e Sampdoria: “Da tifoso rossoblù sono tornato allo stadio perché ammiro molto la nuova proprietà che ha azzeccato Gilardino. Ci fosse stato lui dall’inizio, il Genoa sarebbe il Napoli della serie A, anche perché ha due rose”.

E la Sampdoria? “Io sono genoano e quindi non interverrò in prima persona, ma ci sono molte situazioni aperte e spero e credo che vadano a buon fine per il bene della città. Le istituzioni sanno che la Sampdoria e i suoi tifosi sono un valore. Ecco, questo non va mai dimenticato: senza i suoi tifosi nessuna squadra di calcio ha valore”.