Alassio: i 90 anni di Lisa Gastoni, da Squarzina a Samperi a Ozpetek fra talento e fascino
di steris
"Ho cancellato tutti i ricordi perché nella vita devi viaggiare leggero, e se torni indietro non combini più niente"
Novant’anni vissuti con eleganza, riservatezza e scelte controcorrente. Lisa Gastoni, attrice dal fascino magnetico e dalla carriera folgorante ma mai convenzionale, festeggia oggi i suoi 90 anni. Nata il 28 luglio 1935 ad Alassio, da una famiglia benestante – padre ligure, poeta e antifascista; madre aristocratica irlandese – ha attraversato il cinema europeo come una meteora luminosa, scegliendo con cura i ruoli da interpretare e rifiutandone molti che avrebbero potuto trasformarla in una star da copertina.
Dopo un’infanzia tra Italia e Inghilterra, la sua prima esperienza nel cinema arriva quasi per caso, mentre lavora come modella a Londra. Debutta nel 1954 con Operazione Commandos di Lewis Milestone, a fianco di Dirk Bogarde e Akim Tamiroff. Seguono ben 22 film nel cinema inglese, lavorando con registi come Val Guest, Ken Annakin, Jack Cardiff e Lance Comfort. Ma l’attrice non si lascia sedurre del tutto dalla macchina da presa: «Al cinema non credevo molto», ha raccontato in un’intervista.
Il suo approdo a Cinecittà avviene quasi con la stessa casualità. La bellezza intensa e mediterranea la rende perfetta per i film storici e in costume degli anni Sessanta. È regina, principessa, amante o strega, passando da Le avventure di Mary Read di Umberto Lenzi a L’uomo che ride di Sergio Corbucci, dove interpreta Lucrezia Borgia. Ma è il 1966 la prima svolta, quando Carlo Lizzani la chiama per interpretare la compagna di Luciano Lutring in Svegliati e uccidi. E due anni dopo arriva il ruolo che segnerà per sempre la sua carriera: quello della zia seduttrice nel provocatorio Grazie zia di Salvatore Samperi, al fianco di Lou Castel. Il film diventa un caso internazionale e avrebbe potuto regalarle la Palma d’Oro come miglior attrice a Cannes, se il Festival non fosse stato interrotto dalla contestazione del maggio '68.
Lisa Gastoni diventa così un simbolo di un certo cinema italiano: colto, spiazzante, spesso scandaloso. Ma anche di una femminilità matura, libera, sfuggente. Tuttavia, l’etichetta di "donna più anziana attratta dai giovani" le sta stretta, tanto che inizia a rifiutare numerose proposte. Rinuncia anche a lavorare con Michelangelo Antonioni. "Sono seconda solo a Lea Massari per i no che ho detto", affermava con ironia.
Nel frattempo, non mancano film d’autore: I sette fratelli Cervi di Gianni Puccini, L’amica di Lattuada, Maddalena di Jerzy Kawalerowicz, Amore amaro di Vancini. In Mussolini, ultimo atto, ancora con Lizzani, offre una delle sue prove più intense nel ruolo di Claretta Petacci, accanto a Rod Steiger. Ma nel 1979 decide di dire addio al set, dopo il debutto teatrale ne La Celestina diretto da Luigi Squarzina.
Per oltre vent’anni, si dedica alla pittura e alla scrittura, pubblicando anche un libro parzialmente autobiografico, La madre di Taron. Solo nel 2005, su insistenza di Ferzan Ozpetek, torna a recitare in Cuore sacro, dando il via a una nuova, intensa stagione con altri film e fiction tv, da La provinciale a L’onore e il rispetto.
Oggi vive lontana dai riflettori, dopo aver perso il marito, il celebre penalista Claudio Isgrò, ed essere rimasta vittima di una truffa da parte di vicini di casa. Ai ricordi del passato ha scelto di voltare le spalle: "Ho cancellato tutto – disse una volta – perché nella vita devi viaggiare leggero, e se torni indietro non combini più niente".
Lisa Gastoni non ha mai inseguito la notorietà. Non ha mai avuto bisogno di rivedersi sullo schermo per riconoscersi: "Mi sono riconosciuta solo una volta, ne I diafanoidi vengono da Marte, un folle film di Antonio Margheriti. Scendevo da un accrocco con la carta stagnola in testa. Dissi a mio marito: “Sono proprio io”". E proprio lei è rimasta: unica, sfuggente, profonda. Oggi, a novant’anni, il cinema italiano le dice ancora: grazie, Lisa.
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