Addio a Ugo Signorini, personalità diversa e autonoma della vecchia Dc
di Paolo Lingua
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Il ritratto di Paolo Lingua
A 84 anni se n’è andato Ugo Signorini, uno degli ultimi leader della vecchia dc degli anni Ottanta e Novanta. Signorini, originnario di Mantova, dove sarà sepolto nei prossimi giorni dopo la cremazione, era un funzionario tecnico della Società Autostrade che era al tempo stesso impegnato in politica nell’area sinistra della Dc.
Ugo Signorini aveva una visione progressista, ma era al tempo stesso una personalità concreta. Alle elezioni regionali del 1975 era stato il primo dei non eletti nelle liste della Dc, ma era subentrato due anni dopo in seguito all’elezione alla Camera di Bruno Orsini. In Regione era rimasto, rieletto due volte, sino al 1990, ricoprendo la carica di assessore all’Urbanistica. Era stato un assessore di primo piano, con scelte rigorose e di grande severità tecnica.
Signorini non era un fanatico ma era attento a tutti gli aspetti tecnici del suo impegno, indifferente anche alle polemiche suscitate intorno a lui da alcuni esponenti del mondo imprenditoriale, infastiditi dalla sua moralità di fondo. Dopo 13 anni in Regione Ugo Signorini fu coinvolto nel 1990 a candidarsi sindaco di Genova alla testa d’una giunta di centrosinistra ma, con un pizzico di ingenuità, finì incastrato, a sua insaputa, in un accordo complicato e controverso tra il segretario della Dc Giovanni Bonelli (recentemente scomparso) e quello del PSI Delio Meoli.
L’accordo portò una giunta di sinistra in Comune che poi condusse a sindaco il laeder del Psdi Romano Merlo, mentre in Regione venne eletto presidente alla testa d’un centrosinistra Giacomo Gualco che poi lasciò l’incarico poco dopo perché eletto in Parlamento. Nel 1990 Signorini ottenne un successo personale con oltre 30 mila preferenze, ma fu in un certo senso “pugnalato alle spalle” un esito che lo portò a dimettersi da consigliere comunale.
Pure la trama non portò grandi risultati. Merlo, per una questione legata al numero dei visitatori delle Colombiane, fu costretto a dimettersi e, in meno di un anno, per una complessa vicenda giudiziaria, si dovette dimettere anche Claudio Burlando che gli era succeduto.
Anche in Regione si succedettero due presidenti e si arrivò a una nuova strategia che avrebbe poi portato alla presidenza di Giancarlo Mori. Ma Signorini con correttezza accettò ancora la candidatura a sindaco di Genova, con una lista Dc-Psi-Pli, contro Adriano Sansa e contro la destra leghista di Castellaneta. Signorini face ancora una volta un ottimo risultato personale, ma non riuscì ad andare al ballottaggio. Decise allo0ra, dopo il risultato che portò alla vittoria di Sansa, di uscire dalla politica.
Era un uomo che non sarebbe mai stato schierato con la destra, nonostante ricevesse forti offerte e dichiarazioni di stima, ma la tempo stesso era rimasto deluso dalle ambiguità della sinistra. Si ritirò a vita privata seguendo sempre con attenzione e con spirito critico quanto accadeva, oscillando tra la delusione e la speranza. Aveva subito molti lutti familiari tra cui il più duro quello della morte d’una figlia.
Era molto attaccato affettivamente al nipote e al tempo stesso era legato al figlio Beppe, primario dell’ospedale Galliera, dove ieri sera si è spento. I funerali si svolgeranno a Mantova, la sua città natale e dove ha chiesto di essere sepolto dopo una cerimonia riservata. Anche al momento del trapasso Ugo Signorini ha voluto essere coerente con la sua visione della vita. Sino alla fune è rimasto attaccato alle sue convinzioni, frutto d’una visione di solidarietà e di impegno sociale, frutto della sua visione della politica di cattolico democratico, convinto ma non fanatico.
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