Addio a Michele Dancelli: nel 1970 riportò la Milano-Sanremo in Italia dopo 17 anni 'stranieri', per tre volte di fila vinse l'Appennino

di Stefano Rissetto

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Si era imposto nel 1965, '66 e '67 in piazza Arimondi. Rapetti, nipote di Luigin Ghiglione: "Mio nonno lo apprezzava perché correva come lui"

Addio a Michele Dancelli: nel 1970 riportò la Milano-Sanremo in Italia dopo 17 anni 'stranieri', per tre volte di fila vinse l'Appennino

Il mondo del ciclismo piange Michele Dancelli, l’atleta che il 19 marzo 1970 (allora si correva sempre a San Giuseppe, che era giorno festivo) scrisse una pagina indelebile nella storia della Milano-Sanremo, riportando la vittoria italiana nella classica più lunga dopo una lunga astinenza tricolore. L’ultima affermazione italiana nella Classicissima era stata infatti quella di Loretto Petrucci nel 1953, vincitore anche nel 1952.

Dal 1954 al 1969 la Milano-Sanremo era stata dominata dai grandi corridori stranieri: nel 1954 vinse Rik Van Steenbergen (Belgio), nel 1955 Germain Derycke (Belgio), nel 1956 Fred De Bruyne (Belgio), nel 1957 Miguel Poblet (Spagna), nel 1958 Rik Van Looy (Belgio), nel 1959 di nuovo Miguel Poblet (Spagna), nel 1960 René Privat (Francia), nel 1961 Raymond Poulidor (Francia), nel 1962 Emile Daems (Belgio), nel 1963 Joseph Groussard (Francia), nel 1964 Tom Simpson (Gran Bretagna), nel 1965 Arie den Hartog (Paesi Bassi), nel 1966, 1967 e 1969 Eddy Merckx (Belgio), e nel 1968 Rudi Altig (Germania Ovest).

Questa lunga serie di successi internazionali rese ancora più significativa la vittoria di Dancelli nel 1970, quando un corridore italiano tornò a trionfare nella “Classicissima”, sullo storico traguardo di via Roma. dopo diciassette anni.

Michele Dancelli era nato il 15 aprile 1942 a Castenedolo (Brescia). Professionista dal 1964 al 1973, fu uno dei protagonisti delle classiche su strada negli anni Sessanta e Settanta, noto per la sua resistenza, la capacità di corse imprevedibili e l’intelligenza tattica. Oltre alla Milano-Sanremo, raccolse numerosi successi e prestigiosi piazzamenti in competizioni di grande rilievo. La sua vittoria del 1970 resta uno dei momenti più celebrati del ciclismo italiano del dopoguerra.

Così lo ricorda Fulvio Rapetti, nipote di Luigin Ghiglione e appassionato custode della storia del ciclismo genovese e ligure: "Uno degli atleti prediletti di mio nonno, fece un tris consecutivo al Giro dell'Appennino, 1965, '66 e '67. Correva come mio nonno negli anni '20, grintoso e combattivo" (foto Archivio Rapetti).

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