A Genova si apre la stanza della poesia: la vita in versi, l'anima in rima

di Carlotta Nicoletti

Barbara Leoni

Una vita intrecciata alla poesia sin dall’infanzia e un ritorno alla scrittura dopo una perdita improvvisa. Così nasce Mezzosangue, la prima raccolta di poesie di Barbara Leoni, giornalista pubblicata da Assamblea Editore, un libro che intreccia memoria, radici e ricerca di identità.

Origini – L’autrice racconta di aver incontrato la poesia da bambina, con una passione coltivata nel tempo: «Ricordo la folgorazione quando scoprii Montale, fu un vero innamoramento». Nella raccolta confluiscono testi scritti in momenti diversi, senza un ordine cronologico, ma legati da analogie di temi e vissuti.

Trauma – A riportarla alla scrittura poetica è stata la perdita improvvisa del padre: «C’è stata la necessità di riallacciare i fili, di cercare un ancoramento». Le poesie diventano così un modo per unire i puntini della vita, dando forma a persone, luoghi e ricordi attraverso gesti e oggetti.

Identità – Il titolo Mezzosangue riflette un percorso personale e culturale. «Superati i 40 anni – spiega Barbara – ho sentito forte la difficoltà di trovare un radicamento. Sono modenese, con radici genovesi e piemontesi, ma senza un’unica definizione. La società tende a etichettare, e questo libro è anche la ricerca di una sintesi».

Liguria – Nelle pagine c’è spazio anche per Genova e i paesaggi liguri. «La città per me è sempre stata più un luogo di attraversamento. Quando esci dalla sopraelevata e scendi a Piccapietra sembra di entrare nel ventre di una balena. Genova è fatta di contrasti: siderurgica e portuale, ma anche poetica e ironica».

Condivisione – La scelta di pubblicare arriva da un bisogno di comunicare: «Si scrive sempre per qualcuno, anche quando si pensa di scrivere solo per sé».

Claudio Pozzani

Il Festival Internazionale di Poesia di Genova festeggia la sua 31ª edizione con nuove tappe autunnali e uno sguardo al futuro. Claudio Pozzani, direttore della manifestazione, conferma l’apertura della 25ª stagione della Stanza della Poesia con la presentazione di Mezzosangue, la raccolta d’esordio di Barbara, e sottolinea: «La poesia oggi è più che mai necessaria».

Storia – Nato oltre trent’anni fa, il festival ha portato a Genova cinque premi Nobel e più di duemila poeti provenienti da 91 Paesi. «È il più grande in Italia e tra i più importanti in Europa», ricorda Pozzani. A gennaio, la città ospiterà anche Versopolis, la rete che unisce trenta festival poetici del continente.

La sede – La Stanza della Poesia, inaugurata nel 2001 con padrini d’eccezione come Yodor Roski e Rabal, è diventata un punto di riferimento culturale. La nuova stagione si apre con la presentazione di Mezzosangue: «Sono felice di dare spazio a una nuova voce poetica», dice Pozzani.

Pubblico – La risposta dei genovesi resta positiva: «Sono curiosi come i gatti – spiega – e anche se non conoscono i grandi nomi, vengono ad ascoltare autori meno noti».

Linguaggio – Per Pozzani la poesia ha un valore sociale: «Gli italiani usano in media 400 parole nell’arco della vita. Arricchire il vocabolario significa arricchire pensieri e azioni. La violenza nasce quando mancano le parole».

Nuove generazioni – Nonostante i pregiudizi, la poesia attira anche giovani: «Molti studenti scrivono testi di buon livello. Ci sono ottimi poeti anche under 25», osserva.

 

Linda Miante

Dalla comunicazione istituzionale alla poesia. È il percorso di Linda Miante, giornalista ligure, che con Piccola biografia di periferie (De Ferrari Editori, 2024) firma la sua prima raccolta, nata quasi per caso e diventata testimonianza di un’urgenza intima e autentica.

Origini – «Non avevo mai scritto poesia prima del 2019», racconta Miante. Poi l’inizio, quasi casuale, con appunti sul telefono e un taccuino. «La pubblicazione è arrivata in modo fortuito, inizialmente volevo tenere i testi per me».

Temi – Nella raccolta convivono biografia e paesaggi, soprattutto liguri: Genova e Savona, ma anche le periferie come spazi simbolici. «C’è molto di mio – spiega – ma anche di universale, temi che alcuni lettori hanno collegato a questioni attuali come guerra e immigrazione».

Pandemia – Centrale l’esperienza del Covid, vissuta come giornalista sul campo: «Le città erano nude, soprattutto dopo il coprifuoco. Ho potuto raccontare luoghi e periferie in una maniera che pochi potevano vivere in quel momento».

Intimità – Per Miante la poesia è soprattutto uno spazio di rifugio: «È uno scrigno in cui trovare riparo, pur restando capace di sbocchi sociali e culturali». La scrittura resta per lei un linguaggio diretto e personale, capace di toccare corde comuni.

Preferenze – Alla carta non rinuncia: «Mi piace accumulare libri e vedere le librerie degli altri». Ma riconosce che la poesia si presta anche all’ascolto, in podcast o sui social, in dialogo con la musica.

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