A chi interessa (veramente) Draghi al Quirinale
di Paolo Lingua
Matteo Salvini, interpellato al Convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria in corso oggi a Genova, ha dichiarato di avere la massima stima per Mario Draghi e di essere disposto a sostenerlo in qualsiasi suo obiettivo. E ha aggiunto che la Lega potrebbe votarlo in blocco nel caso fosse candidato alla Presidenza della Repubblica. L’appuntamento per trovare il nuovo inquilino del Quirinale è, al tempo stesso, lontano ne vicino, in termini politici: il febbraio 2022, poco più di sette mesi. Salvini, dopo la precisa dichiarazione di sostegno, ha precisato che, per molti aspetti, i tempi sono politicamente ancora lunghi. Ma, per molti aspetti, è curioso e soprattutto interessante cercare di interpretare il suo pensiero, perché la questione è complessa e le sue dichiarazioni in proposito non sono superficiali o gratuite. Sappiamo, tanto per fissare i paletti del ragionamento, che Sergio Mattarella, che in questo mese compirà 80 anni, ha già fatto sapere e ha più volte ripetuto di non aver alcuna intenzione di puntare a un secondo mandato, neppure, prendendo esempio dal suo predecessore Giorgio Napolitano, per un rinnovo0 parziale nel tempo.
Non si presterà, in alcun modo, a dar vita a una staffetta temporale per consentire da Draghi di completare il mandato della Presidenza del Consiglio sino alla scadenza delle elezioni del nuovo Parlamento. Niente giochi, in parole povere. E allora? Occorre tentare di mettere a punto una radiografia precisa degli interessi e delle potenziali strategie dei partiti, in particolare quelli che sostengono il governo Draghi, per capire quali potrebbero essere le strategie percorribili da parte di ogni area politica. E’ indubbio che, alla fin dei conti a Salvini in particolare, ma anche a tutto il centrodestra potrebbe tornare utile una elezione di Draghi al Campidoglio sin da febbraio. A questo punto per forza di cose il governo di larghe intese dovrebbe saltare perché, dopo Draghi, appare improbabile trovare una personalità, esterna alle parti, in grado di coagulare una vasto consenso. Il centrodestra, Salvini in testa, potrebbero trovarsi di fronte a elezioni politiche anticipate con molte obiettive chances di vittoria.
Draghi Presidente del Consiglio sino al termine della legislatura e magari anche oltre è una realtà che certamente, in questo contesto, farebbe il gioco del centrosinistra, ma in particolare del Pd che, tutto sommato, è il più vicino alle scelte di mediazione del premier e non è sicuro di risultati positivi in caso di elezioni, perché i suoi potenziali alleati non danno certezze di vittoria. I partitini frazionati dell’estrema sinistra sono poco consistenti e il M5s è un punto interrogativo sempre più grande. Infatti, pur di restare al governo, una parte dei leader del movimento “grillino” hanno accettato il compromesso sulla riforma della giustizia che ridimensiona la loro vecchia politica di stampo giustizialista. La parte più vicina all’ex premier Conte è sbandata e non regge neppure l’eventualità di passare all’opposizione.
A Letta e a tutti gli altri esponenti conviene andare avanti ai limiti del possibile con Draghi premier per mantenere in piedi l’attuale vasta coalizione di governo. Un discorso, che sia pure con numeri assai più piccoli, vale anche per le aree frazionate di quel che resta del centro a cominciare ai renziani che in caso di elezioni rischiano addirittura di sparire. Sino a qui il disegno neppure troppo rigido perché ci muoviamo ormai in acque agitate dell’attuale situazione. Ma, come ormai siamo abituati a vivere l’attuale p9olitica, di settimana in settimana o di mese in mese la situazione attuale potrebbe cambiare. Ma il vero problema è che oggi Draghi serve più a Palazzo Chigi che al Quirinale per operare, agire e decidere, forte del suo prestigio. Ma la situazione attuale quanto può durare? Impossibile prevedere l’immediato futuro.
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