7 Ottobre, due anni dopo: Ariel Dello Strologo a Telenord su Israele, Gaza e le conseguenze dell'occupazione

di Simone Galdi

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"La risposta militare israeliana ha alimentato un aumento dell’antisemitismo, che però esiste da secoli e non è stato 'creato' da questi eventi"

A due anni dal 7 ottobre 2023, l'avvocato Ariel Dello Strologo - ex presidente della Comunità ebraica genovese e candidato a sindaco del capoluogo -interviene a Telenord per ricordare la strage e riflettere sulle conseguenze del conflitto. Ricorda la gravità dell’attacco di Hamas — oltre 1.200 vittime, mutilati, feriti e ostaggi — e il trauma profondo che ne è seguito in Israele, con ricadute anche psicologiche e sociali. Secondo Dello Strologo, quell’eccidio fu l’innesco di una reazione israeliana «spropositata» e sbagliata; tuttavia insiste sul fatto che ricordare il 7 ottobre è doveroso.

Dello Strologo sottolinea come la risposta militare israeliana abbia alimentato un aumento dell’antisemitismo nelle società europee e oltre, pur precisando che l’antisemitismo esiste da secoli e non è stato «creato» da questi eventi. Racconta la spaccatura all’interno delle comunità ebraiche tra chi ritiene opportuno evitare critiche pubbliche allo Stato d’Israele e chi, come lui, ritiene necessario criticare quando lo Stato sbaglia, in nome della propria identità ebraica.

Dello Strologo distingue tra antisionismo e antisemitismo: non tutte le critiche a Israele sono antisemite, ma quando la critica assume toni d’odio e delegittimazione può sfociare in antisemitismo. Richiama la cautela nell’uso di termini forti come «genocidio», che devono essere valutati caso per caso e stabiliti da organismi competenti.

Sulla geopolitica, spiega come gli schieramenti storici abbiano capovolto alleanze: Israele, nato con tradizioni laiche e di sinistra, è finito nell’orbita occidentale e nel tempo è diventato, agli occhi di molti a sinistra, un «colonizzatore». Questo ha prodotto uno spostamento d’identità politica anche dentro il mondo ebraico, che oggi vede una parte vicina alla destra e un’altra (di cui Dello Strologo si considera parte) che conserva sensibilità di sinistra e critica.

Parlando della contestazione politica locale, esprime dispiacere per la strumentalizzazione e per la difficoltà della politica a fermarsi nei momenti istituzionali: elogia invece lo sforzo del presidente del Consiglio comunale di Genova per trovare una soluzione unitaria sul ricordo del 7 ottobre. Critica anche la scelta, a suo giudizio provocatoria, di invitare la relatrice speciale delle Nazioni Unite Francesca Albanese in un contesto non contraddittorio e proprio nella ricorrenza, dato il suo tono critico verso Israele e alcune affermazioni controverse.

Riflette sulla vita dei giovani israeliani: racconta l’incontro con tre reduci che denunciano impotenza nel fermare violenze di coloni o comportamenti dell’esercito, mettendo in luce una sofferenza morale diffusa. Paragona le tendenze autoritarie in Israele ad altri governi che hanno centralizzato poteri e legittimato l’uso della forza, e segnala che questo atteggiamento rende il caso israeliano più complesso per via del contesto dell’antisemitismo.

Infine affronta il tema degli strumenti non violenti di pressione (manifestazioni, boicottaggi, flottiglie): li considera legittimi purché efficaci e non controproducenti. Mette in guardia sul rischio che sanzioni e boicottaggi rafforzino la narrativa dell’accerchiamento e consolidino il potere autoritario (esempi storici alla mano), pur ammettendo che, se fosse certo della loro efficacia, li appoggerebbe. Conclude auspicando toni più bassi, dialogo e strumenti di pressione non violenti ma mirati a indurre un cambiamento reale, specie sul tema dell’occupazione e delle colonie.

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