Vinse il Giro, Il Mondiale del Sessantotto e dialogò con Pasolini: addio a Vittorio Adorni
di Gaia Cifone
Morto a 85 anni il mito del ciclismo dialogò con Pasolini durante la trasmissione "Processo alla tappa"
Ci ha lasciati a 85 anni Vittorio Adorni, mito del ciclismo italiano che ebbe l'oppurtunità di dialogare con Pasolini. Adorni vinse il Giro d'Italia nel 1965 e si laureò, tre anni dopo, Campione del Mondo ad Imola con una fuga a 90 km dal traguardo, impresa rimasta ancora oggi storica.
Nel 1969 Sergio Zavoli volle Vittorio Adorni al "Processo alla tappa", la trasmissione in diretta che seguiva l’arrivo del Giro d’Italia. Il campione ebbe l’opportunità di dialogare con Pier Paolo Pasolini: "E' convinto che nel ciclismo ci siano solo dei pedalatori o faticatori della strada oppure, lei stesso, è convinto che ci sia dentro qualcosa di buono da tirar fuori, qualche bella storia da scrivere o di qualche bel personaggio oppure qualche bel film da fare?", gli domandò Adorni. "Il ciclismo è uno sport che amo da 20 anni, da quando sono ragazzino e sono in quest atrasmissione per amore del ciclismo. E sì ci sono due facce che vendendole qui le prenderei per un fil e sono quella di Vercelli e Taccone", rispose Pasolini.
Nato a San Lazzaro Parmense il 14 novembre 1937, Adorni è stato professionista dal 1961 al 1970. A breve distanza dalla tragica fine di Davide Rebellin e dalla scomparsa di Ercole Baldini, il ciclismo italiano è ancora in lutto per la morte di Adorni, uno dei personaggi del ciclismo più noti, che segnò un'epoca dominata da Eddy Merckx e Felice. Il presidente della Federazione ciclistica italiana (Fci), Cordiano Dagnoni, ha espresso "a nome di tutto il mondo del ciclismo i sensi del più profondo cordoglio alla famiglia". Adorni esordì tra i professionisti nel 1961, a 24 anni, e nel 1964 approdò alla Salvarani, team con il quale conquistò il Giro d'Italia dell'anno successivo battendo Italo Zilioli e Gimondi. La cavalcata di 90 chilometri al mondiale di Imola, quando tagliò il traguardo con 9'50" su Herman Van Springel e 10'18" su Michele Dancelli, lo fece entrare nella storia del ciclismo. Quando scese di sella, nel 1970, il suo palmares contava 60 successi tra i professionisti. Salì sul podio della Corsa Rosa in altre due occasioni (secondo nel 1963 e nel 1968) e tra i piazzamenti più importanti ci sono tre podi consecutivi alla Liegi-Bastogne-Liegi (tra il 1963 e il 1965) e la seconda piazza alla Milano-Sanremo nel 1965 e al mondiale di Sallanches, nel 1964. Chiusa la carriera sportiva è stato poi dirigente della stessa Salvarani e della Bianchi. 'Scoperto' da Sergio Zavoli, che l'ha voluto subito con lui nel Processo alla tappa, ha dimostrato una capacità comunicativa fuori dal comune, che gli ha permesso, anche dopo la fine della carriera sportiva, di proseguire come commentatore.
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