Uxoricidio alla Spezia, il killer: "Volevo solo parlare con lei, poi non ricordo". Il legale: "Braccialetto elettronico, così com'è, non serve a nulla
di Redazione
L'accusa è già stata formalizzata: omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione e dal vincolo coniugale
"Volevo solo parlare con lei" ma poi "non so cosa ho fatto". Umberto Efeso, l'autotrasportatore di 57 anni che ieri mattina ha ucciso sua moglie Tiziana Vinci con tre coltellate al fianco nella villa dove la donna lavorava come colf lo ripete al suo avvocato. Ora Efeso è in carcere alla Spezia e dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio della notte scorsa rivedrà il suo difensore e il magistrato sabato per la convalida del fermo.
L'accusa è già stata formalizzata: omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione e dal vincolo coniugale. E' il suo legale che parla oggi. "Ho trovato Umberto Efeso in uno stato totalmente confusionale. Sofferente, piangente. Gli è cascato il mondo addosso". L'avvocato Andrea Buondonno che assieme al suo collega di studio Nunzio Gallo difende Efeso, ha incontrato il suo assistito nella caserma dei carabinieri della Spezia ieri sera alle 23. "'Volevo solo parlare con lei' mi ha detto - ha ricordato il legale - ma probabilmente lei non ha voluto parlare con lui ed è successo quel che è successo. E' stato un colloquio duro, Efeso non era chiaramente presente a se stesso e ha detto più volte di non ricordare nulla". Il legale rivedrà il suo assistito sabato in sede di convalida del fermo.
"Nelle settimane antecedenti il fatto, è stato lo stesso Efeso ad andare dai carabinieri per segnalare che il braccialetto elettronico non funzionava. Mi chiamava ogni tanto e mi diceva 'avvocato, il braccialetto si scarica, si scarica' e se ne accorgeva perché se incidentalmente incontrava la moglie il braccialetto non suonava" ha detto l'avvocato. Efeso, ha proseguito, "non ha mai violato la misura" di non avvicinamento" e avrebbe addirittura più volte lamentato con lo stesso legale e anche con i carabinieri di Ceparana il "malfunzionamento del braccialetto elettronico".
"Malfunzionamento - ha sottolineato Buondonno - che ormai è diventato un classico. E' uno strumento che, così come è strutturato, non serve a nulla. Nel Nord Europa c'è una sorta di 'rete di protezione' per le donne vittime di soprusi, il dispositivo è collegato a un sistema di sorveglianza che permette di monitorare gli spostamenti e verificare il rispetto delle condizioni imposte, segnalando eventuali violazioni alle autorità competenti. Questo anche a tutela dell'indagato oltreché ovviamente della vittima. Così com'è in Italia non serve a niente".
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