Troppe contraddizioni sui vaccini

di Paolo Lingua

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Troppe contraddizioni sui vaccini

Non ha torto Silvio Garattini, oggi 92 anni, già fondatore dell’Istituto Mario Negri di Milano, a esortare i vertici delle strutture superiori sanitarie e molti vertici scientifici italiani e internazionali, a controllare le informazioni sui vaccini. Nei giorni scorsi, infatti, è nata una discussione serrata sull’intervallo tra la prima e la seconda pratica dei vaccini Pfizer e Moerna: 28 giorni come da sempre annunciato oppure una tollerabilità di 42 giorni che sarebbe stata decisa in questi giorni per consentire un respiro più ampio per recuperare le dosi mancanti? In Italia si insiste ora sulla seconda pratica, ma dai vertici di Pfizer sono arrivate informazioni di segno opposto. Fin troppo ovvio lo stato di incertezza e di dubbio di chi deve  vaccinarsi in questi giorni. Non solo: incalzano le informazioni – istituzionali e scientifiche di vertice – riguardo all’impiego di AstraZeneca. In quali fasce di età è preferibile l’impiego, visto che si sta scendendo verso i cinquantenni?

Abbiamo già avuto informazioni contraddittorie su questo vaccino che però tra qualche mese l’Europa vuole bloccare: prima lo si evitava per i più anziani e poi si sono aperte soluzioni alternative, mentre emergevano, sia pure in percentuali molto basse (per non dire minime) e non con precisione identificate in un rapporto di cause ed effetto le notizie sui rischi di eventuali danni sanitari  anche letali. L’Europa in particolare, su questi temi, è andata a sbando, forse ingigantendo per eventuali casi minimi di danno (uno ogni 100 mila vaccini) gli effetti negativi, provocando così migliaia di rifiuti. Fatto sta che alte percentuali di AstraZeneca sono ferme  per il no dei potenziali fruitori. Il che rallenta la corsa alla vaccinazione che, invece, sembra la soluzione più pratica e immediata per bloccare la pandemia. L’opinione pubbliche tende certamente ad accentuare gli allarmi e le preoccupazioni, ma è indubbio che le informazioni non sono state adeguate, con sbalzi e alternative, senza fornire adeguate informazioni di ordine scientifico.

Certamente Ha agito con senso pragmatico assai meglio la Gran Bretagna che ha vaccinato la popolazione con un ritmo crescente, senza distinzioni e senza allarmismi. Senza danni ai cittadini si è così arrivati a una percentuale di vaccinati che adesso consente le riaperture quasi alla normalità, senza che si siano creati i partiti del “no” e del dubbio permanente. In Italia, anche nel timore di interventi della magistratura   e di blocchi amministrativi, si ondeggia sulle strategie di fondo. Tanto è vero che, per spostarci in un campo che è strettamente connesso alla vaccinazione, di ora in ora di discute, con previsioni alterne e contraddittorie, se alleggerire i blocchi notturni dei locali (alle 23, alle 24? Non si capisce) per non parlare d’un ritorno alla possibilità di stare in locali chiusi (dal 24 maggio? Dai primi di giugno? Oppure ancora oltre?).  E’ indubbio che il calo dei contagi e della diminuzione dei decessi e dei ricoverati è determinante per valutare l’eventuale allentamento delle restrizioni.

Ed è obiettivamente vero che i dati, anche se indicano miglioramenti, non sono ancora così sicuri e blindati, anche per i rallentamenti delle vaccinazioni. Al tempo stesso le istituzioni, in particolare le regioni, sono pressate dalle fasce economiche più danneggiate dalla pandemia e che premono per allargare i permessi di movimento, in vista della stagione estiva e vacanziera. Siamo di fronte a un gioco complesso e a volte contradditorio fenomeno di istanze e di pressioni, considerati i gravissimi danni economici che si stanno subendo se non addirittura accentuando. Ma la ripresa eventuale di nuove ondate di pandemia fanno, in molti casi,  ancora  più paura. Il governo ha spostato le sue eventuali decisioni da venerdì a lunedì prossimo. E questo equivale a dubbi e incertezze sul da farsi. Uno stato d’animo  collettivo che sarà difficile annullare ancora per mesi.