Transizione energetica, la lunga strada dell'Italia. Salerno (Rina): "Crediamo nel mix tecnologico"
di Simone Galdi
A margine dell'evento tematico organizzato da RCS Acadamy, il Presidente del Rina ha fatto il punto sui due livelli necessari
Un’occasione per condividere progetti innovativi e valutazioni sul ruolo dell’Italia nella questione energetica mondiale: RCS Academy, in collaborazione con Corriere della Sera e con il coordinamento scientifico di Nicola Saldutti, ha organizzato una mattinata di confronto tra imprenditori, manager e rappresentanti delle istituzioni, per parlare di transizione ecologica ed energie alternative, ma anche di investimenti dell’industria e trasformazione di processi industriali. A margine dell'evento, Telenord ha incontrato il Presidente del Rina, l'ingegner Ugo Salerno, approfondendo i temi dibattuti durante l'evento, a partire dall'abbandono dell'impostazione ideologica di talune scelte legate alla transizione.
Gli ostacoli culturali - "L'ideologia ha fatto un male enorme alla transizione energetica e alla decarbonizzazione. L'ideologia ha spinto soltanto su dei settori, spingendo a tralasciare altri settori e quindi a tralasciare quella che si chiama la neutralità tecnologica. Portando come risultato che cosa? Che il 2023 è stato l'anno in cui nella storia dell'uomo abbiamo consumato più carbone e quindi vuol dire che stiamo ci stiamo muovendo nella direzione sbagliata. Oggi mi fa piacere vedere che le ideologie, piano piano, stanno lasciando il posto alla tecnica e quindi che le scelte saranno fatte sempre di più basandoci su dati reali e su tecnologie reali, non semplicemente su assiomi".
Due mix, un obiettivo - "Come Rina, noi promuoviamo anche il mix delle tecnologie, quindi non soltanto dell'energia, ma anche delle tecnologie necessarie decarbonizzare. Le faccio un esempio: la cattura della CO2 che sarà una tecnologia di transizione. Ma quando parliamo di transizione parliamo probabilmente di una ventina d'anni, se non di più. È una tecnologia che è stata fino a poco tempo fa demonizzata, perché era vista come il cavallo di Troia delle oil major, per continuare a usare i combustibili fossili, cosa che noi faremo ancora per moltissimi anni. La cosa fondamentale è usarli impattando di meno, quindi con tecnologie come per esempio la cattura della CO2.
Una lunga strada - "Ma tutto questo non vuol dire che noi vogliamo rinunciare o ridurre lo sforzo nelle rinnovabili, o a maggior ragione ridurre lo sforzo nel partire il più rapidamente possibile con il nucleare, che in certe aree del mondo è già avanzatissimo e in aree come l'Italia è ancora un po' ai blocchi di partenza. È fondamentale che questo si faccia prima possibile, perché i tempi non sono immediati. Dal momento in cui partiamo al momento in cui avremo veramente un apporto, ci vorranno probabilmente dieci anni. Per cui noi siamo assolutamente favorevoli a tutte le tecnologie di decarbonizzazione e alle energie che possano non creare un impatto ambientale".
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