Teatri pubblici e privati: la ripartenza non è la stessa, non solo a Genova

di Giulia Cassini

3 min, 29 sec

Le disparità emerse dopo il lockdown evidenziate dall’Associazione Teatri Italiani Privati e da Danilo Staiti del Politeama

 Teatri pubblici e privati: la ripartenza non è la stessa, non solo a Genova

C’è crisi e crisi. Soprattutto quando gli strumenti a disposizione e le armi per sconfiggerle, non sono le stesse. E’ quanto capita nel mondo dei teatri, come ribadisce l’ATIP (Associazione Teatri Italiani Privati) cui aderiscono ad esempio diverse realtà a Bari (Team), a Bologna (Celebrazioni, Europaditorium), a Brescia (Morato), a Catania (Metropolitan), a Padova (Geox), a Roma (Sistina, Quirino, Ambra Jovinelli), a Firenze (Verdi/A.Pagliano), a Torino (Colosseo), mentre per Genova la voce di riferimento è  Danilo Staiti, direttore artistico del Politeama, fiore all’occhiello della Liguria.  In generale questo nucleo fondatore di 12 grandi teatri privati  da solo sviluppa 1700 giornate di spettacolo dal vivo per oltre 1,2 milioni di biglietti venduti, dati  immediatamente rivelatori della pregnanza sul tessuto sociale, culturale ma anche economico sull’intero Paese.  

Le problematiche sono tante, in primis la confusione sulla situazione e sulle prospettive con quello che ATIP indica come “Un protocollo di riapertura inefficace e scollato dalla realtà operativa del settore, un piano di sostegno economico annunciato, ma i cui risvolti non sono ancora delineati. Per il FUS, il Fondo Unico dello Spettacolo, si fa riferimento al decreto attuativo  del 1 luglio che descrive solo gli interventi rivolti a soggetti “extra Fus” di contenute dimensioni ai quali andrà un ristoro massimo di 10 mila euro. Nulla ancora è definito per le attività di rilevanti dimensioni aziendali gestite da soggetti privati. La sensazione è che il Cinema e gli Enti Lirico-Sinfonici, i Teatri Nazionali e i Teatri d’Opera possano drenare la maggior parte delle risorse a loro esclusivo vantaggio”.

Per semplificare, ad oggi, la bilancia penderebbe così a favore dei teatri pubblici: “In questi giorni sono a Roma, stiamo cercando di capire la situazione e organizzarci -spiega Danilo Staiti  del Politeama- ma i problemi sono molti; gli Enti pubblici hanno potuto riaprire con adeguato sostegno già dallo scorso 15 giugno. Tra i punti nodali ricordiamo che, ad eccezione di alcune realtà locali che hanno beneficiato  di interventi territoriali per un parziale ristoro degli affitti (tra i colleghi in affitto ricordiamo che c’è chi paga anche 600.000 euro all’anno, per dare un’idea a chi non è del settore dei costi fissi), i gestori affittuari e i proprietari gestori non hanno ricevuto aiuti concreti, ma addirittura hanno subito l’IMU. Noi, al Politeama, abbiamo pagato regolarmente alla consueta scadenza i 22.000 euro come gli altri anni”.

Una somma importante e che va a gravare nel caso del Politeama, su un mancato incasso di questi mesi pari a 1 milione e 300mila euro. “Per noi il 95% del fatturato è composto dai biglietti che vendiamo -prosegue Danilo Staiti-  non possiamo pensare di produrre uno spettacolo con 200 posti in sala, come fanno i teatri pubblici ad oggi, ma nemmeno con la metà della capienza. C’è molta preoccupazione, dal Ministero abbiamo avuto rassicurazioni, ma siamo a luglio, abbiamo 13 dipendenti in cassa integrazione e abbiamo ricevuto ad oggi come atto concreto il contributo ministeriale del FUS ordinario di giugno. Dovremmo avere novità entro il 25 luglio sulla capienza e sulle ipotetiche misure che permettano di arrivare a fine emergenza”. 

Molto ostico dunque ripartire in autunno senza avere il tempo di una adeguata programmazione (ma anche di una minima promozione per poter vendere i biglietti) che vuol dire per gli spettacoli anche scontrarsi su un settore ora poco florido: anche i tanti eventi all’aperto di Roma in questo momento non avrebbero suscitato grande attenzione e i numeri sperati. La crisi sulla crisi dunque: “Noi abbiamo sempre portato grandi eventi -ammette Staiti- spettacoli costosissimi, di qualità che richiedono una grande attenzione e un’adeguata gestione. Per ora abbiamo ipotizzato di ricalendarizzare diverse realtà previste durante il fermo. Per fortuna siamo arrivati in questo momento forti di una grande salute, e cerchiamo di reggere a lungo per il nostro affezionato pubblico che ci dà segnali di vicinanza ”.  

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Courtesy immagine Staiti, particolare tratto da foto Bruno Desole