Scottarsi per spopolare sul web, gli occhi della psichiatria sulla folle sfida: "Malsana ricerca di appartenenza fondata sul dolore"
di Matteo Cantile - Filippo Serio
La psichiatra Lucattini a Telenord: "I giovani cercano sempre sensazioni forti, ma in questi casi si parla di vero e proprio autolesionismo"
Vivere il brivido del pericolo, alla ricerca di forme estreme di divertimento attraverso la trasgressione e l'incuranza per la propria salute.
La psichiatria ci dice che sono queste le cause che possono spingere giovani e giovanissimi a partecipare alla SunBurnChallenge, la pericolosa moda dell'estate che consiste in una gara a chi si scotta di più sotto il sole. 'Terreno di gioco' sono i sociale network, dove questa assurda e pericolosa sfida si è diffusa velocemente, dagli Stati Uniti all'Europa.
"La ricerca di sensazioni forti è tipica degli adolescenti, ma se prima l'autolesionismo era esclusivamente legato a persone con disturbi psicologici, oggi invece questa ricerca di sensazioni forti la ritroviamo anche in ragazzi che non avrebbero questi disturbi depressivi o ansiosi. Queste sfide sui social sono il motore principale, poi certamente si attiva quella che è una ricerca di trasgressione, la sfida di superare i limiti, trasgrissioni tuttavia che arrivano all'autolesionismo" - lo spiega a Telenord la dottoressa Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista specializzata in comportamenti degli adolescenti.
Perchè si parla di autolesionismo? "Perché questo fenomeno dell'ustione è molto vicino ad altri fenomeni che riguardano la cute, per esempio procurarsi lesioni con lame oppure ustioni con le sigarette: c'è proprio una ricerca del dolore fisico come scarica adrenalinica, come stimolo neurofisiologico che in un certo senso dà una sensazione di sentirsi fighi.
E poi c'è anche l'influsso dei social, dell'idea di diventare virali e in qualche modo 'farsi vedere': "La spettacolarizzazione e l'esibizione di sè stessi accompagna tutto questo: il vero grandissimo problema che fa sì che questo fenomeno distruttivo, anche dal punto di vista psicologico, sia diventato di questa portata è la moltiplicazione attraverso i social, senza limiti, senza un ente regolatore." - continua Lucattini
C'è chi legge questi comportamenti come bisogno di 'sentirsi parte di qualcosa', ma anche "a un bisogno di appartenenza e ricerca di un'identità che è sì individuale, ma anche legata al gruppo.
Ma l'appartenenza vera, quella sana, è legata semmai "a dei comportamenti, alla famiglia, al gruppo, alla comunità, al gruppo classe, agli amici dello sport, a chi pratica musica o anche a chi si trova semplicemente per andare a ballare o trovarsi per stare in compagnia. Questa di cui parliamo, invece, è un'appartenenza fondata sul dolore" - conclude la dottoressa Lucattini
Senza contare tutti gli effetti negativi di questa sfida sulla salute della pelle. In questo articolo ne parliamo con la dottoressa Marina Romagnoli, dermatologa - Scottarsi per fare 'like' sui social, l'assurda 'SunBurn Challenge' contagia anche l'Italia. L'esperta: "Rischi enormi per la salute"
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