Sconfitto, emarginato, in disparte. E allora Renzi sfodera "la grande burla"

di Pietro Roth

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Il punto di Paolo Lingua

Sconfitto, emarginato, in disparte. E allora Renzi sfodera "la grande burla"

Matteo Renzi, tanto per localizzarlo nella sua città natale, Firenze, sarebbe stato il protagonista ideale  d’una novella di Giovanni Boccaccio, forse il 101 (che non esiste) del Decameron.  Vediamolo un attimo. Sconfitto, emarginato da amici e compagni se ne sta ingrugnato in disparte per un anno e mezzo. Poi escogita la “grande burla”. Siano alla crisi del governo tra Lega e grillini. Il suo rivale e apparentemente vincitore del congresso Pd, Nicola Zingaretti, pensa di andare alle elezioni. Quasi certamente perderà rispetto al centrodestra,  ma scavalcherà il grillini in netto calo e in confusione, riportando il sistema politico al duello fisiologico destra contro sinistra. Ma ecco la prima grande burla per perfido Matteo. Dopo averli odiati e vituperati lancia baci ai grillini e fa capire a Zingaretti che se non farà l’alleanza con il M5s lui spaccherà il partito con una scissione. Zingaretti ingoia amaro ma poi si adatta e fa l’accordo per il Conte-bis tra mille fatiche e mille compromessi.

Dopo dieci giorni dal decollo dell’esecutivo, altra capriola di Matteo ed ecco l’uscita e la scissione. Perché? Se lo chiedono un po’ tutti. Ma per l’ovvio motivo che d’ora innanzi al tavolo delle trattive e delle spartizioni delle poltrone non saranno più in due a discutere ma in tre (con la microcoda del Leu). Non solo al governo, ma anche per le prossime elezioni regionali. Bella storia. Messer Boccaccio, tanto per restare sull’Arno, avrebbe riscritto la novella di Biondello e Ciacco, i due giovanotti birbanti che si combinavano tutti i giorni scherzi e beffe, sino a che uno dei due viene agguantato da un signore fiorentino robusto e incavolato e viene preso a cazzotti   e conciato male. A chi toccherà dei nostri eroi? A Matteo o a Nicola? Lo sapremo nelle prossime puntate di questa novella infinita.