Schianto mortale sulla A7: il ventenne deceduto era un campione di boxe thailandese
di Michele Varì
2 min, 47 sec
L'allenatore: “Niente alcol, i 4 ragazzi sull'auto sono tutti atleti”. Illeso Emanuele, 16 anni, come miracolato
Erano a già quasi arrivati a casa i quattro amici a bordo dell'Alfetta di Mattia De Lorenzo, dopo la serata in discoteca alle 4 della notte stavano già per salutarsi. Poi l'imprevisto, uno di loro discute al telefono con la fidanzata e chiede al conducente di accompagnarlo da lei, a Sampierdarena. Voleva chiarirsi. E siccome a quell'ora da Bolzaneto non si impiega molto ad arrivarci, tutti e quattro hanno deviato il tragitto, e senza saperlo hanno cambiato il loro destino, fra amici veri si fa così.
Dietro ogni tragedia ci sono storie e terribili fatalità. Quella che la scorsa notte ha strappato la vita a Mattia De Lorenzo, 20 anni tondi tondi compiuti all'inizio di luglio, di Rivarolo, un posto ancora precario all'Iren, la svela Massimiliano Mingoia, giovane allenatore di boxe tailandese, che conosce come pochi i quattro ragazzi.
La Giulietta di Mattia a Sampierdarena non arriverà mai: si accartoccia dietro in una curva della A7 della Milano-Genova, in prossimità del Giro del Vento, a Bolzaneto. Forse andava forte, ma non più dei 100 all'ora, di certo Mattia al volante era lucido, lui campione di boxe thailandese viveva per lo sport e il fisico, un salutista, gli amici lo facevano guidare perché amava farlo e perché sapevano che non aveva vizi, non beveva e non faceva altre cazzate. Una garanzia. Ma la sorte stanotte ha cambiato le carte in tavola: la Giulietta, impossibile per ora stabilire come e perché, ad un certo punto sfiora il muraglione ai lati della carreggiata. Come racconterà poi Emanuele, la sua è una storia nella storia, il più piccolo del gruppo, sedici anni, anche lui boxeur e pure già bravo, seduto al fianco di Mattia, l'unico che uscirà illeso dall'incidente. Miracolato.
La vettura va a sbattere contro il guard rail, con violenza. Mattia si accascia sul volante. Emanuele lo crede incolume, invece è morto sul colpo. Gli altri due amici seduti dietro, Lorenzo e Andrea, tutti e due 17 anni e alle prime armi di boxe thai, amatori, invece fanno quello che tutti i ragazzi fanno a quell'età: siccome sono dietro non indossano le cinture, e così vengono sbalzati a una dozzina di metri di distanza dall'abitacolo. Emanuele, il miracolato, quando esce dall'auto frastornato nel buio della notte li crede morti, ed invece hanno fratture ovunque. Sono gravi. Ma sono vivi.
“Sono tutti bravi ragazzi” assicura con un filo di voce il maestro Massimiliano che ora si stringe alla famiglia di tutti e soprattutto a quella di Mattia che non c'è pi§, una sorellina, la madre e il papà Enrico, che è anche il suo braccio destro nella palestra di via M. Mazzini, a Bolzaneto, periferia che in fatto di pugni sembra il centro del mondo. Mattia due anni fa è stato campione italiano juniores e di recente era andato a Birmingham, in Inghilterra, a rappresentare l'Italia. “Non scrivete che questa tragedia è colpa dei sabato sera esagerati dei ragazzi di oggi, perché non è così” conclude secco mister Massimiliano. “Mattia era una garanzia, viveva per lo sport e quando usciva con gli altri ragazzi era lui che li faceva rigare dritti tutti”.
Sul tragico incidente della A7 il magistrato di turno ha avviato un'inchiesta: primo passo l'acquisizione di eventuali immagini di telecamere e l'autopsia sul corpo del ventenne deceduto. Una prassi, “rispetto gli inquirenti, ma è un esame inutile”, assicura mister Massimiliano, “Mattia non beveva alcolici e non faceva uso di droghe”.
Michele Varì
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