Sampdoria, rafting tra le rapide: serve una guida esperta
di Maurizio Michieli
La stagione può e deve essere salvata prima che sia troppo tardi
Sgombero subito il campo dagli equivoci: l'espressione "il pesce puzza dalla testa" non mi è mia piaciuta e continua a non piacermi. Non perché non sia verosimile, ma perchè penso che la testa - da chiunque (salvo qualche eccezione...) venga rappresentata nella situazione contingente- agisca in buona fede, considerato che è anche interesse proprio far andare bene le cose. Dunque, nessun processo sommario, men che meno alcuna sentenza. Specie a carico dell'attuale proprietà, che ha rilevato la Sampdoria sul filo di lana del fallimento e ha dovuto organizzare in quattro e quattr'otto un campionato di serie B che rischiava di essere addirittura di due lettere sotto.
Premesso ciò che dovrebbe essere scontato, è innegabile che i nodi dell'inesperienza - nel momento in cui la stagione si è per varie ragioni increspata - stiano venendo a galla. Nella Samp è nuova la proprietà incarnata dall'azionista di riferimento Matteo Manfredi. E' neofita (del calcio) l'amministratore delegato Raffaele Fiorella. Sono neofiti del ruolo l'Head of performance Nicola Legrottaglie e il direttore sportivo Andrea Mancini, è neofita della serie B l'allenatore Andrea Pirlo, è nuovo nel ruolo il team manager Lorenzo Ariaudo, è nuovo e ora pure rivoluzionato lo staff medico. Troppe novità, troppe "scommesse", troppe incognite laddove invece la Sampdoria - proprio per le difficoltà oggettive in cui è stata ed è costretta a muoversi - avrebbe bisogno di certezze, esperienza e mestiere.
Le dimissioni al buio di Marco Lanna dalla presidenza, le insofferenze e gli sfoghi di Pirlo (su campo di allenamento, staff medico e gestione di Verre), la mancanza di risultati sul campo e, forse, pure gli arbitraggi poco equilibrati, non sono frutto del caso, bensì si tratta di situazioni che danno l'impressione di essere sfuggite di mano, di rotolare come un pallone, di scorrere come un fiume senza argini. Si sta facendo per la prima volta rafting tra le rapide senza una guida esperta. Intendiamoci: quelle elencate sono cose e dinamiche che possono succedere nella vita di un club, ma vanno prevenute, gestite, indirizzate o, meglio, governate. Appunto con la conoscenza profonda della materia, che attualmente alla Sampdoria nessuno possiede pienamente. L'avrà, la maturerà, le competenze e l'impegno non mancano, ma occorre una cura immediata e urgente.
La soluzione? Nessuna ha la bacchetta magica. Ma se si vogliono (e si debbono) scongiurare conseguenze drammatiche al termine di questo trend, bisogna che qualcuno prenda in mano la situazione e se ne faccia carico. Con decisione e decisionismo. Se è Manfredi l'uomo forte, bene, si stabilizzi a Genova sette giorni su sette e viva quotidianamente la vita della società e della squadra, le problematiche dell'ambiente, assumendone il controllo e la responsabilità. Oppure si cerchi un direttore generale navigato (butto lì un nome solo per rendere l'idea, non so quanto sia ancora sul pezzo, tipo Ariedo Braida) e gli si attribuiscano compiti ben precisi. Ma si eviti il fatalismo, si eviti di rimandare di partita in partita, si eviti di confidare nel riscatto immediato o nel recupero di Pedrola. Perché poi si rischia di rendersi conto della realtà quando è troppo tardi.
Il tempo per mettere in sicurezza il campionato e quindi il futuro c'è tutto. Ma non è un tempo illimitato. E più si va avanti, più il margine di manovra per una società gloriosa come la Sampdoria, non abituata a lottare nei bassifondi della serie B, si restringe. Si batta subito un colpo forte. Di colpi se ne sono già presi abbastanza.
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