Sampdoria, è l'ora della difesa in campo e fuori

di Maurizio Michieli

4 min, 11 sec

Sei rimonte subìte dalla squadra, che ha la terzultima peggior difesa della B, mentre Manfredi deve "stoppare" Ferrero

Sampdoria, è l'ora della difesa in campo e fuori

A quasi due terzi della stagione calcistica e a circa quattro mesi dalla ricorrenza del primo anno del cambio di gestione, per la Sampdoria scocca l'ora di difendersi sia in campo che fuori. Allo scopo di mettere in sicurezza il campionato e lo sviluppo del progetto societario. Intendiamoci: allo stato attuale né l'uno né l'altro risultano a rischio. Con la formazione al completo (l'infermeria si sta svuotando) e l'innesto dei nuovi arrivi la squadra di Pirlo non dovrebbe avere alcun problema a centrare il traguardo di una salvezza tranquilla, per non dire qualcosa di più. Così come l'operazione di acquisizione del club appare "blindata" e un Tribunale, quello di Genova, ha già respinto il primo ricorso inoltrato dal proprietario precedente.

Esistono tuttavia due "però"... Il primo riguarda appunto il rettangolo di gioco. La Samp ha già subìto sei rimonte, segno che possiede la capacità e il merito di imporre il proprio gioco e passare in vantaggio ma non l'abilità di gestirlo. Nemmeno sopra di due gol, come accaduto con il Modena. Al netto della condizione fisica dei singoli (era logico che Esposito, Alvarez, Piccini, Kasami calassero alla distanza) probabilmente è anche una questione di equilibri. Abbiamo sempre sostenuto Andrea Pirlo e continuiamo a farlo, perché ha idee e sa trasmetterle ai calciatori. Ma, forse, qualcosa in più per conservare il risultato sabato scorso forse poteva farlo anche lui, magari anticipando la sostituzione di Alvarez che non riusciva più a dare il suo contributo alla fase di non possesso, favorendo lo sfondamento degli avversari da quella parte parte. Magari un 4-4-2 con Stojanovic e Depaoli a protezione avrebbe potuto permettere di compensare la perdita fisiologica di energie. Siamo nel campo delle ipotesi, certamente, ma come mi suggerisce il saggio Enrico Nicolini "visto che non riesci più ad attaccare e sei costretto a difenderti, almeno prova a farlo con le persone giuste".

Non sarebbe un'abiura alle proprie idee o un delitto grave rinunciare per qualche minuto, dentro alla singola partita, alle prerogative di partenza. Pirlo, che è grande in tutto, anche nell'umiltà e nella propensione a crescere come allenatore, potrebbe rifletterci e, specie quando finalmente avrà dolci "problemi" di scelta, potrà trovare le soluzioni più idonee per sperperare meno il patrimonio meritocraticamente accumulato attraverso lo spirito di iniziativa della sua Sampdoria.

La seconda fase cosiddetta difensiva spetta alla proprietà, che sta cercando di non arrivare al 28 maggio (udienza sul ricorso di Ferrero al Tribunale di Milano) senza un accordo in tasca. Personalmente (ero presente) la conferenza stampa di Matteo Manfredi sabato dopo la partita con il Modena è piaciuta. Intanto, perché ci ha messo la faccia. Poi, perché ha suturato qualche "perdita" derivante, a mio parere, dalla visita nei giorni precedenti dell'amministratore delegato della Sampdoria, Raffaele Fiorella, alla Federclubs. Non che ci sia stato nulla di male, anzi, ma da quel momento in avanti in rete, attraverso i vocali di whatsApp e il passa parola è stato tutto un proliferare, verrebbe da scrivere un fiorire, di interpretazioni e frasi riportate riconducibili all'alto dirigente. Un conto è una visita "istituzionale", di cortesia. Un altro conversare di strategie.

Fiorella, che è un manager di alto livello, saprà certamente che una cosa detta a una persona o a un gruppo di persone quando viene trasferita ad altre attraverso il tam tam assume via via significati diversi, ai limiti della stortura. Così se ne sono lette e ascoltate di tutti i tipi per non scrivere di tutti i colori. Questo tipo di comunicazione è sempre un pericolo e, secondo me, andrebbe evitato o ponderato bene. E lo dico non per tirare l'acqua al mio mulino informativo - dopo 33 anni di questo lavoro cerco di viaggiare un po' più in alto dei personalismi - ma nell'interesse del club. Lo considero comunque un errore in buona fede e non così grave. 

Bene tuttavia, secondo me, ha fatto Manfredi a parlare invece alla luce del sole, accettando il garbato contraddittorio (come non si può concedere credito e fiducia a chi ha salvato la società dal fallimento?) e illustrando con lucidità e capacità di sintesi, senza ghirigori, la situazione della Sampdoria. Il cui salvataggio è stato un capolavoro di ingegneria finanziaria che ora viene studiato nelle Università e copiato da altri e il cui sviluppo viene rallentato o frenato dai ricorsi (giuridicamente legittimi) di Ferrero. Ma la proprietà e la società, che pure hanno riconosciuto di non avere messo in conto durante la due diligence tanta veemenza da parte dell'ex proprietario, hanno voluto far sapere di non esserne intimoriti e al di là di investitori futuri da accogliere in acque placide le risorse per andare avanti ci sono a prescindere. Quindi, fatta chiarezza, ora è giusto difendersi per poter tornare all'attacco più forti di prima. Per ora è un auspicio, la speranza è che possa diventare una solida e concreta certezza.

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