Sampdoria, da Ravaglia un inno alla positività che va cavalcato

di Maurizio Michieli

3 min, 18 sec

Il portiere, figura di riferimento nello spogliatoio blucerchiato, ha lanciato un segnale da raccogliere per trovare la forza di battere il Cosenza e rompere la spirale. Poi a gennaio...

Sampdoria, da Ravaglia un inno alla positività che va cavalcato

Il punto conquistato dalla Sampdoria ad Ascoli ha permesso ad Andrea Pirlo di portare avanti il suo lavoro sulla panchina. E questa è una buona notizia, perché l'esonero di un tecnico rappresenta sempre una sconfitta per tutti: per lui in primis, certo, ma anche per la società che lo ha scelto e i calciatori che hanno concorso alla penuria di risultati.
La stessa partita al "Del Duca", tuttavia, ha ribadito che la Samp è ben lungi dall'avere risolto i suoi problemi tecnici e che dopo la sosta ci sarà la vera e propria prova del nove con il Cosenza al "Ferraris", dove i blucerchiati in questo campionato hanno sempre perso nel solco di una lugubre "tradizione" inaugurata un paio di stagioni fa.
E' vero che se De Luca avesse messo dentro il delizioso pallone che nel finale di gara gli ha servito il rinvigorito Giordano i punti conquistati sarebbero stati addirittura tre e magari si sarebbe innescata anche la famosa "scintilla", ma è altrettanto vero che la prestazione è stata scadente, l'ennesimo cambio di modulo (stavolta il 3-5-2) non ha funzionato e i guai in tutti reparti sono rimasti irrisolti.
Del resto non si può sperare che Pirlo tiri fuori la bacchetta magica e trasformi La Gumina, Borini, Esposito e De Luca (i ben quattro centravanti che sinora si sono alternati senza successo nell'attacco blucerchiato) in macchine da gol, che Ricci e Kasami ritrovino d'incanto uno stato di forma accettabile, che Yepes non si limiti a fare sempre solo il passaggio più che comodo e Verre esca dal letargo, che i tanti infortunati (da Depaoli e Benedetti, due che mancano come il pane essendo gli unici dotati di "gamba", per non parlare di Pedrola) lascino l'infermeria e si mettano a correre come lepri.
E allora? "E' tutto sbagliato, è tutto da rifare" come direbbe il grande Gino Bartali? No, perché semplicemente non si può. Bisogna stringere i denti, andare avanti, evitare di farsi travolgere dalle negatività (come ha detto al Derby del Lunedì il mio amico e grande opinionista Franco Ordine), mettere da parte le facce da funerale e aggrapparsi alle positività. Che esistono, nonostante tutto.
Nicola Ravaglia, con il rinnovo di contratto, la prova di Ascoli (iniziata in salita con l'errore in uscita "sanato" sulla linea da Borini e poi proseguita alla grande) e la vivace intervista post gara ha lanciato un segnale in questa direzione. I tifosi ci sono e fanno sempre la loro parte. La sosta può aiutare Pirlo a riordinare le idee e magari a cominciare a recuperare qualcuno. La società, malgrado gli attacchi mediatici di ispirazione nostalgica, continua a portare avanti i suoi programmi di risanamento, si preparara a "incassare" l'omologa dal tribunale delle imprese, a procedere con ulteriori aumenti di capitale e, confidiamo, a investire sul mercato di gennaio, dove al netto di lacci e lacciuoli in presenza di denaro fresco si può comunque agire per colmare le lacune di cui anche i dirigenti sono a conoscenza. Nella puntata di domenica scorsa di Forever Samp, Roberto Albisetti ha spiegato magistralmente la situazione: senza dire bugie di comodo ma senza spacciare false verità.
Immaginate cosa sarebbe stata questa Samp con Gian Marco Ferrari leader in difesa, Pereyra a centrocampo e Coda là davanti. Insomma, le idee c'erano, è mancata (per varie ragioni ereditate dal passato) la possibilità di attuarle. Ma si potrà ritentare, purché la squadra rimanga a galla e il primo salvagente da prendere a ogni costo passa inesorabilmente dalla partita contro il validissimo Cosenza. Altrimenti ogni discorso sarà inutile. Perché da qualcosa bisogna pur ricominciare a muoversi.
Ecco perché l'invito rimane ancora quello alla speranza, alla fiducia e all'ottimismo, malgrado le avversità siano sotto gli occhi di tutti. Non si tratta di buonismo, ma di una questione di sopravvivenza. Conditio sine qua non per tornare (anche) a vivere.
      

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