Sampdoria: Boskov, Novellino, Pirlo e quella sindrome del relax inconscio

di Maurizio Michieli

2 min, 24 sec

Sabato scorso al "Mugnaini" si respirava un clima goliardico e il calo di tensione si è puntualmente presentato

Sampdoria: Boskov, Novellino, Pirlo e quella sindrome del relax inconscio

Np. Non pervenuta. La Sampdoria a Brescia non è scesa in campo e si è fatta prendere a sberle dagli avversari quasi senza reagire di fronte a oltre 1.000 tifosi attoniti. Non è la prima volta che accade, quest'anno e soprattutto nella storia della squadra blucerchiata, vittima di amnesie persino nell'epoca d'oro. Spesso vengono chiamati in causa gli allenatori, ogni tanto ma molto meno i calciatori, alcuni osservatori attribuiscono queste disfatte improvvise a un ambiente troppo soft e con pochi stimoli esterni.

Sabato al "Mugnaini" si respirava un clima goliardico, con tanto di scherzi al giovane Malagrida. Niente di grave, sia chiaro, a patto che poi non si verifichino rovesci come quello di Brescia. Perché allora diventa automatico collegare il risultato ad uno stato di relax interiore, per quanto inconscio. La Sampdoria è una cosa seria e come tale va trattata da tutti in ogni circostanza: con cura, senza superficialità.

Tecnici come Novellino in passato, specie quando le cose andavano bene, si inventavano liti improvvise per tenere alta la tensione nello spogliatoio. Resta il fatto che la Samp al "Rigamonti" è parsa davvero la brutta copia di quella che aveva inanellato tre vittorie consecutive e il salto indietro nella prestazione ha anestetizzato anche quei sogni di gloria che nel corso della settimana molti calciatori avevano alimentato, parlando apertamente di play off.

Ora la situazione è tornata grigia, la formazione di Pirlo è di nuovo in zona play out e sabato lo scontro diretto con il Lecco dell'ex Bonazzoli al "Ferraris" diventa determinante per non dissipare la rimonta dell'ultimo mese. Le reti di Jallow, Borrelli e dell'ex meteora Bjarnason sono arrivate con troppa facilità, senza trovare resistenza. Proprio giocatori come Depaoli, Kasami ed Esposito che avevano trascinato la Sampdoria a novembre sono risultati tra i più deludenti.

La perla finale di Simone Giordano, genovese e tifoso blucerchiato dalla nascita, al suo primo gol con la maglia del cuore, non ha lenito l'amarezza di una sconfitta che lo stesso Pirlo ha definito brutta perché figlia della presunzione. Un atteggiamento che la Sampdoria non può permettersi e che ha evocato i fantasmi di inizio stagione.

Oltre ad avere difettato in tutti i reparti, la squadra ha confermato di non avere risolto l'endemico problema del gol: De Luca, tornato titolare per l'assenza di Borini, non si è rivelato all'altezza, Esposito è sempre fermo a quota una rete, Verre non si è mai sbloccato, La Gumina è una comparsa. La speranza è di ritrovare al più presto il capocannoniere (su azione) Pedrola.

Ma al di là degli aspetti tecnici, alla Sampdoria servirà ritrovare la voglia di lottare e sacrificarsi. Perdere ci sta, come accaduto a Brescia proprio no. Se arriverà una reazione immediata, il ko del "Rigamonti" potrà essere archiviato alla Boskov: "Meglio perdere una volta 3-0 (o 3-1, n.d.r.) che tre volte 1-0". 

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