Sampdoria a piccoli passi verso il traguardo più importante della sua storia
di Maurizio Michieli
Dal rischio sparizione al salvataggio in extremis
Che la strada verso il traguardo più importante della sua storia fosse per la Sampdoria lastricata di buchi, salite e complicanze era ormai ben chiaro a (quasi) tutti. La situazione di degrado aveva portato la squadra in serie B e la società sull'orlo del baratro, equivalente al fallimento e alla perdita del titolo sportivo. Individuare le responsabilità è un esercizio di stile puramente accademico, ma si può anche fare: dal "peccato originale" del 2014, a una gestione fondata solo sul trading di calciatori e sulle plusvalenze, in assenza delle quali il "progetto" prima o poi sarebbe inesorabilmente andato in tilt, dall'arresto del proprietario- presidente al commissariamento del club, dalle mosse sbagliate sul mercato a quelle tardive sulla gestione.
Tre allenatori, tre direttori sportivi, una salvezza per la quale sarebbero bastati 32 punti. Basta questo elenco a far comprendere come l'era tutto sbagliato, tutto da rifare, avrebbe esclamato Gino Bartali. E come nessuno sia immune da colpe, compresa quella di un ambiente nel suo complesso sempre incline a identificare il club con il patron di turno, anestetizzando uno spirito critico che sarebbe invece indispensabile affinché il sistema si senta costantemente "osservato", sotto pressione. Il laissez faire, laissez passer non è il viatico per il bene comune, bensi per il suo contrario.
Eppure, in questi giorni la sindrome da fortino accerchiato - che aveva una sua indubbia valenza sino all'era Mantovani, poi oggettivamente no - è tornata a farsi forte, non senza una qualche giustificazione dovuta allo svilupparsi improvviso di un sentiment strisciante da sparizione imminente. Ma la Sampdoria, intesa nel suo insieme, ha reagito, ha saputo reagire collettivamente, manifestando anticorpi inattesi. Ecco perché la partita, pur non essendo ancora chiusa, può risolversi positivamente.
Ad Alessandro Barnaba va riconosciuto il merito di avere lanciato alla lontana il piano di salvataggio, un'àncora per arrestare lo scarrociamento verso la deriva: il suo progetto è stato giudicato, a torto o a ragione, più pericoloso della conseguenze di un mancato e tempestivo intervento ed è scivolato in secondo piano, relegando il finanziere romano di Merlyn Partners, supportato in origine dall'ex presidente Edoardo Garrone, al ruolo comunque utile di piccolo azionista "vigilante".
Ad Andrea Radrizzani e ai suoi soci di cordata va invece ascritto il coraggio di stare provando ad affrontare le salite più dure in una crono a tempo limitato. Da quanto ci risulta, lentamente e con qualche foratura qua e là il traguardo potrebbe essere raggiunto in tempo utile per iscriversi al campionato di serie B e iniziare la graduale risalita: finanziaria (non si può nascondere che questo piano di risanamento sia a debito, come tale vada affrontato e Radrizzani dovrà essere abile a coinvolgere ulteriori investitori), tecnica e "morale".
Non è il momento di cantare vittoria, le insidie sono dietro l'angolo. Ma di combattere il pessimismo e il fastidio che pensavamo di avere rimosso, sì. E pazienza se qualcuno, dopo essersi volontariamente esposto al giudizio pubblico, ora si offende per essere stato tirato in ballo, giustamente o ingiustamente poco importa. Quando ti lanci in pista, sei costretto a ballare. Anche se non assomigli a John Travolta. E tutti ti guardano. E commentano. E' la febbre del sabato sera, è la febbre del calcio, è quella "malattia" che si chiama passione per un pallone che rotola, "la più importante tra le cose meno importanti della vita" (Arrigo Sacchi).
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