Regione Liguria chiede il via libera per la caccia anche spostandosi tra i vari comuni
di Redazione
La richiesta del vicepresidente Piana: "La caccia rientra tra le attività sportive o motorie all’aperto". Enpa chiede invece la sospensione
La Liguria passa ufficialmente nella zona arancione per l'emergenza covid e il vicepresidente e assessore alla Caccia di Regione Liguria Alessandro Piana ha inviato una richiesta di parere al Prefetto di Genova Carmen Perrotta in relazione alla possibilità di esercitare l’attività venatoria sul territorio regionale, anche spostandosi dal proprio comune di residenza. Secondo quanto previsto dal Dpcm, infatti, nelle regioni in fascia ‘arancione’ vige il ‘divieto di ogni spostamento in un Comune diverso da quello di residenza domicilio o abitazione salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità’.
Il vicepresidente Piana sottolinea che “l’attività venatoria rientra tra le attività sportive o motorie all’aperto per cui è generalmente consentito l’esercizio sull’intero territorio nazionale. Lo stesso Dpcm – prosegue l’assessore alla Caccia - ammette una deroga per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili nel proprio Comune. Per questo ho ritenuto di chiedere al Prefetto se sia coerente con la disposizione nazionale consentire a livello regionale quegli spostamenti che rispondano all’esigenza di svolgere attività non espressamente sospese, come appunto l’esercizio dell’attività venatoria che si svolge all’aria aperta, in contesti rurali a contatto con la natura e a distanza da qualsiasi assembramento. Non dobbiamo dimenticare che la caccia agli ungulati, soprattutto al cinghiale, assume un rilevante interesse pubblico perché consente di contenere il numero di questi animali, limitando quindi i danni all’agricoltura, ed evitarne lo sconfinamento nei centri urbani, dove i cinghiali costituiscono un serio pericolo”. “Fino a quando non avremo la risposta del Prefetto – conclude Piana – invito tutti i cacciatori ad attenersi alle disposizioni nazionali e quindi a non uscire dal proprio Comune di residenza salvo che per le ragioni espressamente indicate dal Dpcm”.
Intanto l'Ente Nazionale Protezione Animali si rivolge al Ministro della Salute Roberto Speranza per chiedere la sospensione immediata della caccia, già vietata nelle zone rosse, anche nelle zone arancioni e gialle. "In un momento così complesso per il Paese - scrive la ong - in cui a tutti viene chiesto senso di responsabilità e sacrificio in nome della tutela della salute pubblica, riteniamo che questo tipo di attività, che tra l'altro non rientra nello "stato di necessità", non debba essere consentita". Inoltre, aggiunge Enpa, "tutta l'attività venatoria aumenta i rischi di contagio e diffusione anche a causa dell'età avanzata dei cacciatori che poi entrano in contatto con parenti, familiari e amici. In particolare, le braccate al cinghiale, che coinvolgono decine di cacciatori che entrano in stretto contatto anche per la macellazione dei capi abbattuti e nelle fasi successive. Il tutto avviene praticamente senza controlli sanitari". "Non si comprende quindi come questa pratica - del tutto ludica - possa ancora essere ancora autorizzata - conclude la ong ambientalista -, in un periodo in cui tutti siamo sottoposti a restrizioni, caratterizzato da elevati indici di contagio. Inoltre, le statistiche sono chiare: gli incidenti di caccia sono sempre molto numerosi e le strutture sanitarie sono già al collasso. E' ora di far prevalere gli interessi di tutti i cittadini e non quelli di una piccola minoranza privilegiata, autorizzata a uscire come se nulla fosse".
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