Protesta dei trattori. Uggè: "Senza un confronto rischia di espandersi ad altri settori"
di Redazione
“La mancanza di confronto e di ascolto è certamente all’origine di queste iniziative che debbono essere prevenute"
La protesta degli agricoltori, partita dalla Germania e dalla Francia con i blocchi dei trattori, si è estesa anche ad alcune zone del nostro Paese. Il presidente nazionale della Fai (Federazione degli autotrasportatori Italiani) Paolo Uggè avverte: “Potrebbe espandersi ad altri settori”.
“La mancanza di confronto e di ascolto è certamente all’origine di queste iniziative che debbono essere prevenute - spiega Uggè - Una volta innescate, le difficoltà di gestirle si fanno ogni giorno più forti. Un rischio che non può essere sottovalutato, anche in Italia, dove, specie in alcune zone, nei confronti degli autotrasportatori si verificano vessazioni come il mancato riconoscimento dei costi della sicurezza, i ritardi nei pagamenti e gli incrementi nei costi dei noli marittimi”.
“Fai-Conftrasporto lancia un appello al governo perché si metta in essere quel confronto che solo una ripresa delle consultazioni può dare - prosegue il presidente Fai-Conftrasporto - Prendiamo atto con soddisfazione della decisione del ministro Salvini di convocare le parti per il prossimo 7 febbraio: è la strada giusta per far ripartire un dialogo che nel passato è venuto meno”.
“Un dialogo che se non ripreso renderebbe complesso qualsiasi tentativo di gestire una protesta che potrebbe insorgere in alcune regioni - insiste Uggè - Penso ad esempio alla Sicilia, dove sugli operatori dell’autotrasporto si scaricano anche i costi ambientali introdotti dall’Unione europea sull’armamento, costretto a riversarli sulla filiera”.
“Agricoltori, coltivatori diretti, armatori e autotrasportatori sono le vittime di una ‘certa’ politica europea imbevuta di false teorie ambientaliste che finiscono per danneggiare l’intera economia del Paese”, conclude il presidente della Federazione degli Autotrasportatori Italiani.
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