Porto di Genova: accelerazioni e “ritardi” (più che prevedibili)

di Paolo Lingua

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Porto di Genova: accelerazioni e “ritardi” (più che prevedibili)

L’annuncio dell’arrivo dei fondi europei  ha messo in moto, anche se i dettagli precisi sono in via di definizione, alcuni aspetti importanti per la futura vita del porto di Genova e degli altri scali liguri. L’aspetto più importante riguarda certamente lo spostamento a mare della storica diga foranea, una scelta strategica che consentirà una vigorosa ripresa dei traffici, il cui potenziale si movimento crescerà in maniera esponenziale. E’ una scelta sulla quale c’è stata, a tutti i livelli istituzionali, imprenditoriali e politici, la massima unità.

Nel frattempo, per potenziare molti aspetti non collaterali del ruolo del porto, si sta muovendo il progetto di completa ristrutturazione dell’area dell’ex Fiera, un obiettivo che coinvolgerà il potenziamento del ruolo turistico dello scalo e molti aspetti edilizi e di rivoluzione urbanistica. E’ uscito da un lungo stallo anche tutto quanto riguarda la ristrutturazione dell’edificio “vintage” del palazzo Hennebique, da decenni in abbandono. Il porto, entro cinque o sei anni, considerato che entrerà in funzione anche iul sistema ferroviario ad alta capacità del Terzo Valico si dovrebbe muovere verso una definitiva leadership del Mediterraneo e potrebbe puntare a primati europei agganciando i porti del Nord.  Si stanno inoltre stringendo i tempi per un grande potenziamento delle strutture della Fincantieri, tramite il cosiddetto “ribaltamento a mare” di cui si parla, secondo una consuetudine molto “genovese” da più di dieci anni.

Accanto a questi obiettivi che, nel volgere di pochi mesi, dovrebbero concretamente mettersi in marcia. Emergono però ombre pesanti, prima tra tutte (e forse l’ombra davvero più inquietante) la delicata questione del collocamenti dei depositi petrolchimici della Superba e della Carmagnani che da più di 70 anni si trovano a Multedo dove erano stati collocati al momento0 della fondazione delle due imprese. La vicenda dei depositi costieri è nota: dopo la loro realizzazione vennero edificate gran parte delle abitazioni che li circondano e nacquero, con il tempo, i dubbi, le paure, le incertezza dovute al rischio potenziale che rappresentavano. Trent’anni fa ci furono le esplosioni e i morti. E la ustione si fece sempre più complessa e si cominciò a discutere sul loro trasferimento in area più sicura.

La discussione pubblica e istituzionale, i progetti abbozzati e messi in campi, le ipotesi più fantasiose, nel volgere dei decenni, considerate anche lunghe pause di silenzio, si sono susseguiti senza arrivare mai a una  conclusione operativa. Ogni progetto sollevava opposizioni e veti, vuoi di natura economica, vuoi di natura urbanistica, vuoi per proteste dei quartieri più vicini agli impianti.  Si bloccò una ipotesi di collocazione dei pressi delle aree ex Ilva anche per la vicinanza all’aeroporto. Così fu per uno spostamento nell’area di Cornigliano. Più recentemente si era proposto d’una sistemazione sotto la Lanteran, ma, olotre all’opposizione dei rresidenti ci furono decisi “no” da parte di importanti imprenditori operanti nelle vicinanze.

Poche settimane fa, sostenuta dall’Autorità Portuale e dal Comune di Genova, è emerso, con un progetto già strutturato (e accolto dalla Superba e dalla Carmagnani) d’una collocazione definitiva al Ponte Somalia sempre nell’area di Sampierdarena. Un’ assemblea tra i residenti di Multedo, presente il sindaco Marco Bucci, aveva espresso la massima soddisfazione. L’operazione era quindi avviata verso una trasferimento di fatto che – si diceva – poteva essere realizzato nel volgere d’un paio d’anni. Poi è esplosa la rivolta del quartiere di Sampierdarena con l’intervento istituzionale di appoggio del Municipio, con assemblee di residenti nel corso di una delle quali lo stesso sindaco era stato duramente contestato. Nei giorni scorsi, sono cominciate le raccolte di firme (giunte già a molte migliaia) dei residenti. Poi si parla di ricorso al Tar. Gli abitanti del quartiere, ma in particolare quello che abitano in Lungomare Canepa e via Sampierdarena che .sono le strade parallele al porto  e dalle cui finestre si vede a una distanza non eccessiva il Ponte Somalia, sono di fatto in rivolta. La polemica non cesserà tanto facilmente vista la situazione di fatto.

Ma la situazione più pesante è emersa nei giorni scorsi, con l’intervento del gruppo armatoriale Grimaldi.  Guido Grimaldi ha contestato duramente la scelta del trasferimento a Ponte Somalia e ha chiesto incontri con il sindaco Marco Bucci, con il presidente del porto di Genova, Paolo Emilio Signorini e ha chiesto l’intervento diretto del ministero dei Trasporti. Nel frattempo anche le organizzazioni sindacali dei settori trasporti e logistica (Cgil. Cisl e Uil) si sono schierate contro il trasferimento dei depositi petrolchimici. Se a Ponte Somalia non si volgeranno più operazioni importanti di carico e scarico di merci e container, si prevede un forte calo delle giornate lavorative degli uomini della Culmv.

A questo punto, inutile nascondersi dietro a un dito, la, situazione di è fatta, ancora una volta come nel passato, estremamente complicata con i tempi di attuazione, sempre che il progetto decolli sul serio, decisamente allungati. La situazione generale si complica ulteriormente perché siamo alla vigilia delle elezioni comunali e a Sampierdarena si diffonde l’opposizione a Bucci. A Palazzo Tursi il Pd guida l’opposizione, anche per mettere il difficoltà la maggioranza, un gioco scontato alla vigilia del voto di primavera. Ancora una volta la questione dei depositi petrolchimici si fa scottante. Non sarà semplice trovare una soluzione.