Politici e 'vip' spiati, c'è anche Toti: "Il dossieraggio è una conseguenza malata dell'odio sociale diffuso"

di Redazione

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Oltre al governatore ligure, anche i nomi di alcuni ministri attuali e quelli di figure del mondo dello spettacolo e calcistico

Politici e 'vip' spiati, c'è anche Toti: "Il dossieraggio è una conseguenza malata dell'odio sociale diffuso"

Dai ministri del governo Meloni a Marta Fascina, da Fedez a Cristiano Ronaldo, fino ad arrivare al presidente di Regione Liguria, Giovanni Toti. Sono questi alcuni dei nomi che, secondo la procura di Perugia, sono finiti nella presunta attività di dossieraggio del finanziere Pasquale Striano (in servizio alla procura nazionale antimafia). Per gli inquirenti sono circa 800 gli accessi abusivi nelle banche dati che il militare avrebbe eseguito. L'inchiesta non riguarda solo Striano, ma una quindicina di persone tra cui il sostituto procuratore antimafia Antonio Laudati, in passato responsabile del servizio Sos (Segnalazione operazioni sospette). Indagati anche altri otto giornalisti, a cui viene contestato il concorso nell'attività abusiva. Secondo alcuni quotidiani, tra le personalità oggetto della ricerca ci sono attuali esponenti del governo come i ministri Francesco Lollobrigida, Marina Elvira Calderone, Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso, oltre ai sottosegretari Andrea Delmastro e Giovanbattista Fazzolari. Altri politici come Renzi e Marta Fascina presenti nelle ricerche, ma non solo. Digitati, infatti, pure i nomi di persone estranee al mondo della politica:Fedez, Andrea Agnelli, Massimiliano Allegri e Cristiano Ronaldo, ai quali si aggiunge il presidente della Figc Giuseppe Gravina.


I magistrati di Perugia stanno ancora cercando di chiarire quello che è ritenuto il vero nodo della ancora presunta attività di dossieraggio. Cioè da chi e per quali scopi siano state utilizzate le informazioni carpite. L'indagine era stata avviata dalla procura della Repubblica di Roma in seguito a una denuncia del ministro Guido Crosetto, dopo che erano state pubblicate notizie riguardanti la sua precedente attività professionale. Il fascicolo è stato poi trasferito ai magistrati di Perugia in base alla competenza a occuparsi di tutti i fascicoli nei quali sono coinvolti i loro colleghi della capitale come persone offese dal reato o indagati.  


Tra i nomi è comparso anche quello di Toti, che ha così risposto con un post social:


"Apprendo dalla stampa di essere tra coloro su cui qualcuno, addirittura funzionari dello Stato con compiti delicatissimi, avrebbe costruito dossier, non si sa bene a che fine ma certamente non benevolo. L'attività di dossieraggio, lo spiare dal buco della serratura cariche istituzionali, politici, o comunque personalità in vista credo sia il frutto malato di una mentalità che si è ormai diffusa in questo Paese, cioè che ci sia sempre qualcosa di marcio, qualcosa di nascosto, qualcosa di torbido. È la conseguenza malata di un odio sociale diffuso, che ha trasformato il merito e il consenso in qualcosa da punire, legato a imbrogli e non a capacità. È la voglia di abbattere per sentirsi uguali invece di impegnarsi per sentirsi migliori. Quando poi il dossieraggio avviene, come pare, a senso unico - prosegue -, solo verso una parte politica, porta con sé una ulteriore pericolosissima conseguenza: non basta il consenso popolare per essere legittimati a governare un Comune, una Regione, lo Stato o semplicemente per avere successo. Se la gente sbaglia a votare o scegliere, qualcuno deve intervenire per ricordargli qual è la parte giusta della politica. Immaginatevi le prese di posizione se simili dossier avessero investito personalità della sinistra. Invece il silenzio questa domenica mattina rimbomba più della pioggia che cade". Per Toti, "non è certo piacevole sapere che qualcuno sbircia nella tua vita, anche se non hai nulla da nascondere. Ancor peggio è sapere che qualcuno, tra familiari, amici e collaboratori, è oggetto di dossier solo perché la vita lo ha messo accanto a una persona in vista. Spero che le autorità preposte facciano presto chiarezza - ha concluso -, ma soprattutto che finisca una atmosfera nel Paese che è il brodo di cultura di chi lavora nell'ombra per scoprire, o inventare, peccati altrui. Che spesso sono invece i peccati di chi scheda e giudica".