Perché il 2019 sarà un anno chiave per Genova e la Liguria
di Fabio Canessa
3 min, 28 sec
Il 2018 è stato un 'anno nero', ma ora cosa ci aspetta? Il Punto di Paolo Lingua
Il 2018, soprattutto per il crollo del Ponte Morandi e per una serie di crisi di natura economica, è stato un anno “nero” per Genova e per la Liguria, anche perché le vicende di segno negativo hanno invece bloccato e condizionato tutte le scelte che invece, sia dal mondo politico-istituzionale, sia da quello imprenditoriale, puntavano a un rilancio e a un ridimensionamento in salita dell’economia del territorio e della qualità della vita. Ma vediamo, punto per punto, i passaggi cruciali che ci aspettano con lo schiudersi del 2019.
LA RICOSTRUZIONE DEL PONTE. E’ la questione più importante. Le istituzioni locali, a essere onesto, hanno fatto del loro meglio per accelerare tutte le opere integrative. E’ stato importante realizzare una rete stradale, sia per i cittadini, sia per i trasporti portuali e industriali che, forse, sarebbe stato bene, comunque, mettere a punto negli anni passati. L’urgenza e il dramma hanno fatto scavalcare la pessima abitudine dei veti incrociati cara ai genovesi. Ma la grande scommessa riguarda soprattutto i tempi della ricostruzione, superando anche tutti i ritardi, le contraddizioni, le impennate pseudo-moralistiche che ci ha messo l’attuale governo e il confuso ministro Danilo Toninelli. Non è il caso di entrare nel dettaglio su chi e come ricostruisce sulla base di quali criteri. L’importante è fare presto e bene. Inutile illudersi su presunti miracoli: se il ponte autostradale sarà funzionante entro la metà del 2020, Genova potrà recuperare in tempi brevi quello che ha perduto, perché aumenteranno le chance e le opportunità di ripresa.
GRANDI OPERE PUBBLICHE. Questo tema è strettamente collegato al ponte da ricostruire. Ma ha alcuni passaggi fissi. Il primo è il Terzo Valico ferroviario che ha avuto una sconcertante pausa dei lavori per l’ossessione, sempre pseudo-moralistica, della valutazione costi-ricavi, che è una forma di ossessione del M5s. Tra l’altro non se ne capiscono neppure i criteri, ma sono una urgenza psicologica degli esponenti “grillini” dopo aver predicato per anni il “no” alle grandi opere pubbliche, esaltando la “decrescita felice” di cui per fortuna nessuno parla più. Il Terzo Valico è una necessità fondamentale, così come il parziale raddoppio in area cittadina genovese della rete autostradale con la realizzazione della Gronda, sui cui ritardi pesano anche le incertezze di bassa politica dei governi e delle amministrazioni precedenti. Se la Gronda decollerà entro il 2019, per giro di pochi anni la rete di comunicazioni e di trasporto attorno a Genova avrà una dimensione internazionale.
AZIENDE IN CRISI. Il crollo del ponte ha messo in crisi non poche piccole imprese artigianali e commerciali e piccole industrie. La speranza è di trovare aiuti, sussidi, casse integrazioni straordinarie, trasferimenti e ogni possibile intervento per salvare lavoro, mercato e investimenti. Ma non mancano casi di non poca preoccupazione. Il primo, in assoluto, è la Piaggio. L’azienda, da più di vent’anni, si dibatte in una complessa crisi di mercato e di organizzazione produttiva interna. Si sperava nella commessa pubblica di droni. Ma ancora una volta da parte del Governo si esita e non sembra che la Lega riesca a scavalcare i dubbi del M5s. Un altro problema è la crisi della Bombardier di Savona. Anche in questo caso si attendono, nelle continue dubbiose incertezze governativo, commesse che potrebbero dare respiro e nuove prospettive all’azienda.
CARIGE. L’anno si è chiuso con uno stop nel processo del complicato risanamento della banca Carige, di fatto in grave crisi da quasi cinque anni. L’azionista di riferimento, il gruppo Malacalza Investimenti, ha detto “no”, e insiste sulle sue posizioni, a sottoscrivere un aumento di capitale per colmare i “buchi” piuttosto profondi del bilancio dell’istituto. Il gruppo Malacalza insiste per avere un quadro completo delle prospettive operative e del piano industriale dell’istituto, perché, in questi anni, tutti i progetti di risanamento hanno provocato nuove voragini contabili. Ora, la Bce, la Banca d’Italia e gli altri organi istituzionali di controllo cercano di capire co0sa accade e soprattutto cosa possa accadere nei prossimi mesi, considerato che il valore del titolo è di fatto azzerato. C’è il rischio d’un commissariamento? Di una “statalizzazione” della banca? Oppure scatterà un’Opa a vantaggio di esterni o dello stesso gruppo Malacalza? Difficile prevederlo. Tutte le strade sono aperte in questo incerto 2019.
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