Diga Foranea di Genova, aperto il dibattito pubblico: "Una delle opere più importanti della storia"

di Alessandro Bacci

A Palazzo San Giorgio aperto il confronto. Il ministro De Micheli: "In arrivo 500 milioni ma pronti a finanziare l'aumento dei costi

Una nuova diga foranea per ampliare il bacino di evoluzione e il canale di transito delle navi nel bacino storico del Porto di Genova, permettendo allo scalo di continuare a rivestire una posizione centrale e dominante nei mercati nazionali ed europei, uniformandosi ai migliori modelli di settore. È stato presentato oggi il piano di realizzazione della nuova infrastruttura, che sostituendo la precedente diga garantirà una nuova imboccatura portuale e un nuovo spazio di evoluzione per le navi in manovra, permettendo al porto e ai terminalisti di ospitare anche le grandi imbarcazioni portacontenitori e da crociera adeguandosi alle esigenze delle maggiori compagnie di navigazione.

Lo studio di fattibilità tecnico economico dell’opera, illustrato in un dossier divulgativo, contenente tre alternative di progetto con diverse soluzioni e piani di sviluppo della diga, è stato presentato ufficialmente dall’Autorità di Sistema del Mar Ligure Occidentale in una conferenza stampa alla presenza delle principali istituzioni nazionali e locali coinvolte. La realizzazione della diga è stata considerata, coralmente, come una assoluta priorità per la competitività del Porto di Genova, centro nevralgico del sistema di trasporti e movimentazioni delle merci in Italia e in Europa.

Proprio per la rilevanza nazionale, europea e globale dell'opera, infatti, in osservanza al decreto attuativo del 25 agosto 2018 sul Codice dei contratti pubblici del 2016, l’opera è stata sottoposta alla valutazione e al confronto di un dibattito pubblico, segnando un momento storico per l'utilizzo di questo strumento in Italia, per la prima volta impiegato secondo le disposizioni della nuova legge. Il progetto ha lo scopo di presentare al pubblico il progetto della nuova diga e di raccogliere osservazioni e proposte per consentire al proponente dell’opera, l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, di migliorare il dossier e di valutarne la fattibilità.

Ad aprire la giornata è stato il presidente dell'autorità portuale Paolo Emilio Signorini: "Una delle opere più importanti della storia italiana e del Mediterraneo. Per arrivare a questa giornata abbiamo seguito un percorso molto rigoroso attento ai dettagli e rispettoso delle regole. Il dibattito pubblico sarà fondamentale per definire i contorni di un’opera che costa tanto, non può essere messa a tariffa come fosse un’autostrada, ma è determinante per il futuro del nostro scalo. Il governo ha confermato anche nelle ultime bozze del piano nazionale di ripartenza e resilienza, di considerare prioritario questo investimento".

E la conferma arriva proprio dal governo: in arrivo per Genova 500 milioni ma con una promessa importante della ministra Paola De Micheli: "I 500 milioni “sono l’ipotesi di contributo di sostegno nel caso in cui il progetto si attesti intorno ai 750 milioni – ha chiarito la ministra collegata in videoconferenza da Roma – ma se alla fine del percorso altre soluzioni dovessero avere risultati positivi e costi superiori, noi abbiamo già strumenti amministrativi, cioè atti del ministro, che consentiranno di finanziare l’aumento dei costi se sarà più oneroso”.

La parte restante dovrà essere messa dall’Autorità portuale, parlando sempre del primo lotto funzionale. Sulle scadenze il sottosegretario Roberto Traversi è stato chiaro: “Partecipare al recovery da una parte è un grandissimo vantaggio, dall’altra è un’occasione che non si può sprecare. Questo comporta l’obbligo di rispettare le tempistiche. Ovviamente tutti vogliamo l’opera, nel 2026 bisogna aver terminato. Alla fine del prossimo anno bisogna aver dato l’appalto e deve essere tutto funzionante. Sbagliare significa perdere il contributo. Tutti dobbiamo correre”.

“La nuova diga di Genova è un’opera strategica fondamentale, un prerequisito perché tutto quello che stiamo costruendo a monte vada a sistema e possa essere sfruttato al 100% delle proprie possibilità: non farla renderebbe meno efficaci e produttive le grandi somme di denaro già investite per attrezzare una logistica a terra che nei prossimi anni sarà competitiva con le migliori logistiche d’Europa – ha commentato il presidente Giovanni Toti -. La tempistica è il tema vero del recovery fund che sottolineo da tempo: da un lato stabilire con esattezza dove investire i soldi, ma dall’altro dare al Paese la possibilità di realizzare le opere finanziate in un tempo ragionevole. Ce lo chiede l’Europa, ma soprattutto ce lo chiede il buonsenso e la situazione della nostra economia che non ci può consentire di perdere ulteriore tempo, specie in opere strategiche come questa”.