Mostra Superbarocco a Genova, Sgarbi: "È pop per la Superba, è una sfida con Dio"
di Redazione
"Genova la vidi con un amico americano e con lui iniziai a visitare la città 40 anni fa. È la più bella città italiana sconosciuta"
"Una mostra molto importante: integra quella in corso alle Scuderie del Quirinale, che sarebbe dovuta essere a Washington - così ai microfoni di Telenord il critico d'arte Vittorio Sgarbi - ma che poi per il covid si è ristretta a Roma, che comunque è la sede naturale del barocco e di cui quello genovese è in qualche modo succedaneo, anche se in comune hanno gli inizi di Rubens, che nella chiesa del Gesù ha trovato momenti straordinari. La mostra genovese, rispetto a quella romana, è più razionale: ha un bell'allestimento, sculture importanti e poi anche i capolavori presenti nella Fondazione Carige rendono ancor più importante la stagione genovese del barocco".
"Il Barocco è sovrumano, anche se è reso pop con il nome Superbarocco, ma si lega alla Superba Genova: va oltre la misura del reale, punta al sovrumano, al cielo". Per il critico d'arte la cosa più importante del barocco sono i capolavori del Baciccio, pittore genovese che lavora a Roma e 'sfonda' il cielo con le cupole che toccano lo spazio di Dio: "è una concorrenza, una competizione riuscita con Dio. Si è sovrastati dal barocco quando lo si ammira".
"Genova la vidi con un amico americano e con lui iniziai a visitare la città 40 anni fa: ho visto meno di quello che hanno visto i genovesi, ma ho cercato di vedere tutto di vedere tanto di qusta città senza fine, inesauribile - spiega Vittorio Sgarbi -. È la più bella città italiana sconosciuta: non è intesa come punto necessario della conoscenza dell'arte italiana, invece è fonte di emozioni necessario: nulla è minore, tutto è alto qui. Bisogna venirci per capirla".
"I genovesi sanno essere affettuosi e gentili, io in parte sono 'genovese' perché sono direttore artistico di una fondazione col principe Pallavicino, che ha pensato di far restare quello che c'è per tutti e non solo per chi li possiede" racconta Sgarbi.
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