Morto Piero Bertolazzi, il brigatista che gestì il rapimento Sossi

di Matteo Angeli

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Nel 1974 gestì, con Alberto Franceschini e Mara Cagol, il rapimento del magistrato genovese. Fu arrestato dai carabinieri del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa

Morto Piero Bertolazzi, il brigatista che gestì il rapimento Sossi

E morto Piero Bertolazzi, una delle colonne storiche delle Brigate Rosse. Fu lui ad organizzare e gestire il rapimento del magistrato genovese Mario Sossi. Da una decina di giorni Bertolazzi era ricoverato all’ospedale di Piacenza dove è deceduto dopo una malattia. 

Figlio di un operaio dell’Eni, il 'Nero' si ritrovò giovanissimo a lavorare nella raffineria di Bertonico della Gulf Oil Corporation. Tutto cambiò a Milano, quando iniziò a frequentare gli ambienti del Collettivo politico metropolitano e di Sinistra proletaria, per poi passare alla lotta armata.

Nel 1974 gestì, con Alberto Franceschini e Mara Cagol, il rapimento del magistrato genovese Mario Sossi mentre rincasava. Sossi fu fatto salire a forza su una macchina guidata dal capo del commando

Fu arrestato nell’ottobre del ‘74 dai carabinieri del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa dopo aver rischiato di uccidere per errore la stessa Cagol durante la fuga verso la “prigione del popolo” nel tortonese dove venne sequestrato e interrogato Sossi, dall’aprile fino a giugno, quando venne rilasciato vivo.

Si rifugiò poi, insieme al “Biondo” Bassi e al reggiano Roberto Ognibene, in una cascina a Robbiano di Mediglia dove le Brigate Rosse tenevano un loro archivio: vennero stanati dai carabinieri dei nuclei di Carlo Alberto Dalla Chiesa e catturati nell’ottobre del ’74. Ognibene, ultimo ad essere arrestato, sparò e ammazzò il maresciallo maggiore Felice Maritano, che lo ferì.

Considerato un «irriducibile», Bertolazzi nel 1987 con i capi storici delle Br, Renato Curcio e Mario Moretti, sottoscrisse un documento dal carcere in cui i Br dichiaravano finita la lotta armata e peroravano la causa della «soluzione politica» per i detenuti.

Scontò 19 anni di carcere e quattro di semilibertà. A Piacenza, negli anni Novanta, aveva aperto la cooperativa “Futura”, che si occupava del sociale e in particolare del reinserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti.

Il suo ultimo discorso pubblico lo tenne ai funerali del “Biondo”, a metà gennaio del 2021, e quelle parole del “Nero” oggi suonano come epitaffio: “Comunisti si diventa, ribelli si nasce: noi eravamo così”.