Meglio la focaccia della farina di grilli
di Paolo Lingua
A livello del Parlamento della Ue si stanno facendo strada, nel nome un po’ troppo retorico, della nutrizione mondiale del consumo degli insetti (di ogni genere: formiche, scarafaggi, ecc.) e della farina di grilli d’allevamento. E’ fi n troppo ovvio che dietro a questa sconcertante propaganda, certamene supportata da precisi interessi economici, ci siano disegni per accalappiare quella parte dell’opinione pubblica più credulona o più disposta a seguire mode assurde. I fautori di questa nuova cultura alimentare, assomigliano ai “no vax” che preferiscono ammalarsi o morire – come sta succedendo – piuttosto che vaccinarsi. Siamo al livello del celebre Don Ferrante dei “Promessi Sposi” che morì di peste non credendo alla malattia “…e andò a letto prendendosela con le stelle” come scrive spietatamente il Manzoni.
Ma veniamo a noi e alla nostra realtà. Ci immaginiamo turisti che nella nostra regione nei ristoranti “in” ma anche nella trattorie popolari mangiano pasta confezionata con la farina di grilli oppure scarabei fritti, invece di puntare sui gamberi di Santa margherita, sul pesto e sulla focaccia con il formaggio? Mah, tutto è possibile anche perché abbiamo già conosciuto delle cadute di tono, di stile e di gusto , ma mai sino a questo punto. Sono quindi giuste e più che giustificate le iniziative che stanno decollando in questi giorni (una in particolare della Lega, vecchia difensora dei valori del territorio) che puntano a valorizzare i nostri prodotti. Nei progetti di ripresa turistica, dopo i pesanti danni della pandemia (alcuni forse mai recuperabili), accanto alla valorizzazione mediatica e di creazione di eventi d’arte, di spettacolo e di cultura, oltre che di evidenziazione di prodotti turistici (entroterra, spiagge, porti per panfili e imbarcazioni sportive) , su punta alle eccellenze agricole e alimentari.
Per restare nell’ambito della Liguria è importante osservare e quindi fa conoscere, una particolare produzione di eccellenze agricole e alimentari. Oltre all’alta qualità da tempo raggiunta e consolidata dell’olio e del vino, ci sono alcuni aspetti legati ai fichi, alle castagne, ai limoni, ai formaggi di fossa, per non parlare di prodotti di nicchia come carciofi, asparagi, basilico, erbe aromatiche. Una produzione che ha dato vita a una cucina tutta particolare dove la raffinatezza e i sapori aggressivi si mescolano dal Medio Evo sino a oggi. Ci sono regioni che hanno giustamente legato la loro fama a ravioli e tortellini, ma è indubbio che i “pansotti con la salsa di noci” sono una particolarità irrepetibile. Così come i piatti dove il pesce si mescola alle erbe e ad altri elementi vegetali (il cappon magro, solo per citare un caso classico).
Ma ci sarebbe da riempire volumi solo per citare certi singolari piatti di magro, come il pesto, le torte pasqualine, i ripieni, le farinate di remotissima origine mediterranea. Il quadro ligure, piccolo ed eccellente come si è detto, vale, in una dimensione più allargata e prestigiosa per tutta l’Italia. Per questo, la legislazione europea, che pure appare assai di manica larga nell’aprire la strada in chiave di legalità, alla singolare cucina degli insetti, lascia certamente perplessi e fa nascere infiniti sospetti, considerato che anche nel recente passato ha fatto poco o nulla per introdurre normative che tendano a difendere l’origine e la qualità degli alimenti o dei prodotti agricoli sia pure nell’ambito di cuna cultura territoriale.
E Paesi come l’ Italia, ma lo stesso discorso vale per la Francia o per la Spagna, solo per fare gli esempi più vistosi, sono quelli che hanno tratto i maggiori danni a tutto scapito d’una produzione eccellente in tutti i settori. Basterebbe solo fare l’esempio della “manica larga” usata nei confronti dei prodotti agricoli cinesi che puntano a inserirsi nel settore tradizionale, giocando sui prezzi ribassati, ma anche sulla qualità inferiore e sulle discutibili procedute di coltivazione. Occorrerà quindi che i nostri europarlamentari stiano all’erta e facciano una barriera nei confronti d’un pericolosa involuzione, anche sul piano della salute oltre che del gusto. Ci sono grossi interessi e obiettivi di spregiudicato business a tutti i livelli giovando su produzioni che si sviluppano in Paesi privi di una democrazia di fondo e d’un sistema giudiziario attento alla difesa dei diritti dei cittadini. Vale dunque la pena, nella speranza d’un declino inarrestabile della pandemia, di rilanciare, nel contesto della ripresa del turismo, il prodotto locale più raffinato e di prestigio, figlio della storia e della civiltà.
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