Marassi, detenuto aggredisce il compagno di cella: salvato in extremis dagli agent
di E.L.M
Tentato strangolamento nel carcere di Marassi, la Polizia penitenziaria interviene appena in tempo e impedisce una tragedia

Un detenuto del carcere di Marassi, a Genova, ha tentato di strangolare il proprio compagno di cella. Solo l’intervento tempestivo della Polizia penitenziaria ha evitato l’ennesima tragedia, salvando l’uomo ormai cianotico e privo di sensi.
Reparto critico – Il fatto è avvenuto nella sesta sezione dell’istituto penitenziario ligure. Protagonisti due uomini, entrambi italiani: l’aggressore, nato nel 2000, e la vittima, un detenuto di 21 anni più anziano. L’aggressione è scattata improvvisamente all’interno della cella condivisa. Quando gli agenti hanno fatto irruzione, il detenuto aggredito era già privo di coscienza.
Intervento decisivo – Il pronto intervento della Polizia penitenziaria ha permesso di interrompere la presa mortale e di prestare i primi soccorsi alla vittima. Secondo quanto riferito da fonti sindacali, l’uomo presentava già segni di soffocamento, e senza l’azione immediata degli agenti, l’esito sarebbe potuto essere fatale.
Emergenza cronica – L’episodio rilancia l’allarme sulle condizioni di lavoro del personale penitenziario e sulla situazione delle carceri italiane. La UIL Polizia Penitenziaria denuncia un sistema al collasso, con un organico carente di 18mila unità e un sovraffollamento che supera di oltre 16mila detenuti la capienza regolamentare.
Diritti compressi – “Ci si sacrifica ogni giorno, spesso rinunciando persino a diritti costituzionali, per garantire un minimo di sicurezza e dignità”, afferma il segretario regionale del sindacato di categoria, Fabio Pagani. L’emergenza non è solo numerica, ma anche organizzativa e strutturale: secondo il sindacato, le nuove direttive sull’affettività, emanate senza confronto, aggraveranno le tensioni all’interno degli istituti.
Richiesta d’intervento – “L’Esecutivo – conclude Pagani – deve riconoscere l’emergenza in atto, ridurre la densità detentiva, rafforzare il personale e garantire l’assistenza sanitaria, aprendo al contempo un confronto sulle necessarie riforme complessive”.
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