Liguria, regionali, Italia Viva si divide. Marattin: "Non voterei Orlando". Paita: "Solo uniti si vince"

di Redazione

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Il deputato e la coordinatrice nazionale del partito di Renzi manifestano orientamenti differenti

Liguria, regionali, Italia Viva si divide. Marattin: "Non voterei Orlando". Paita: "Solo uniti si vince"

Italia Viva fa registrare posizioni dissonanti al suo interno, "Andrea Orlando, persona stimabile, rappresenta una sinistra molto lontana da una sensibilità liberal-democratica, per cui se fossi ligure non lo voterei. Lo pensava anche tutta Iv, fino a poche settimane fa. Si diceva che contro di lui Toti avrebbe vinto persino dai domiciliari". Così al QN il deputato Iv Luigi Marattin sulle Regionali in Liguria. "Non credo nelle coalizioni dove c'è tutto e il contrario di tutto e che stanno insieme solo per non far vincere l'avversario - aggiunge - Le abbiamo viste già nel 1996 e nel 2006, ed entrambe le volte sono collassate. E l'attuale campo largo, dominato da una logica statalista e anti-mercato, cerca di tenere insieme persone che la pensano in modo radicalmente opposto praticamente su tutto. Continueremo a lavorare alla creazione di un partito liberal-democratico e riformatore, che sia autonomo dai due poli".

"Le battaglie per ciò in cui si crede e non solo per convenienza o tatticismo esasperato - dice poi - non sono mai inutili. Sul congresso, si è ritenuto non opportuno sottoporre a discussione la decisione del leader e nei prossimi giorni ne trarremo le inevitabili conseguenze. Poi sono ancora sotto choc dal vedere, tutti i giorni, un esponente di Iv chiedere se per favore si può entrare nel campo largo. E vedere loro rispondere di no, che prima di farlo devono abiurare tutto ciò che ha costituito per un decennio la cifra del renzismo". Rispetto alla base di Iv, Marattin afferma: "Alcuni usano metodi grillini, a quanto pare qualcuno ha adottato il motto 'se non puoi batterli, diventa come loro'. Ma il tempo delle polemiche è finito. Ora bisogna ricominciare a costruire. Archiviando per sempre la stagione dei partiti personali".

Se Marattin sembra alzare le barricate, Raffaella Paita è più possibilista: "Io dovrei essere la prima a volermi togliere qualche sassolino dalle scarpe visto che nel 2015 ho perso le Regionali per via delle spaccature nel centrosinistra e per l'inchiesta sull'alluvione di Genova del 2014 da cui sono uscita completamente assolta, eppure continuo a dirlo: unità, unità, unità. Solo uniti si vince". Così al Corriere della Sera la coordinatrice nazionale di Iv. In Liguria con i dem "la partita non è chiusa", dice. Alla domanda se sono disposti a uscire dalla giunta Bucci e a correre senza simbolo afferma: "Noi abbiamo dato la nostra disponibilità a fare i passi che ci verranno chiesti, se verranno chiesti, per una questione di coerenza rispetto a un progetto, quello di una espansione del centrosinistra, che è anzitutto nazionale. Anche se a Genova, lo sottolineo, non abbiamo corso con il nostro simbolo ma hanno aderito singole personalità".

Con il Pd "dipende se vince la linea di Schlein o di Marco Travaglio. Noi siamo per la linea Schlein, che abbiamo apprezzato per approccio e metodo, ora vedremo se il Pd sostiene la sua segretaria o è ancora subalterno a Conte. Schlein è la segretaria del partito più importante dell'opposizione e il suo approccio è inclusivo. Vediamo se piace anche a chi pensa ai veti e non ai voti". In Liguria "mi auguro che una rottura non ci sia. Se sarà rottura i responsabili se ne assumeranno la responsabilità. Per noi la scommessa è nazionale, non ligure". La presenza di Calenda è un problema per IV? "Assolutamente no. Il fronte deve essere il più ampio possibile e per quello c'è la necessità anzitutto di una coerenza programmatica. Noi non poniamo condizioni ostative a nessuno. Noi valiamo il 4% in Liguria e credo che quei voti possano essere determinanti".