Liguria, grande fuga dal PD, la Schlein: "Chi va via ora forse aveva sbagliato prima"

di Redazione

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La segretaria reagisce agli abbandoni di molti esponenti del partito, tra cui Rossetti e la Lodi

Liguria, grande fuga dal PD, la Schlein: "Chi va via ora forse aveva sbagliato prima"

In queste ore tiene banco la secessione di fatto di un pezzo importante della storia del PD della Liguria, una trentina di ex tesserati a partire da esponenti di rilievo come Pippo Rossetti, consigliere regionale e in passato assessore, e Cristina Lodi consigliere comunale, che passano ad "Azione", la forza di centro riformista promossa dall'ex ministro dell'Industria Carlo Calenda. Non è il primo addio al PD dopo la nomina a segretario di Elly Schlein, fautrice di una linea radicale e movimentista, eletta nella fase decisiva e "aperta" ai non iscritti delle primarie dopo che il voto dei tesserati aveva premiato Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna caratterizzato da un profilo riformista. Questa torsione tra volontà del partito ed espressione di un orientamento generale di una sinistra plurale ha già provocato l'uscita di personaggi come Giuseppe Fioroni, storico ex DC, ed Enrico Borghi specialista nei problemi di sicurezza e apparati.

"C'è un'agenda che unisce anche le varie sensibilità del Pd. Credo che sia sempre un dispiacere - dice la Schlein intervenendo alla festa del Fatto Quotidiano a Roma - quando qualcuno decide di andare via, ma se ci rendiamo conto che qualcuno può non sentirsi a casa in un Pd che si batte per l'ambiente, i diritti e il lavoro di qualità, allora forse l'indirizzo lo aveva sbagliato prima".

Ancora una volta i vertici del PD si misurano con la difficoltà di tenere insieme l'anima ex PCI/PDS/DS con quella della sinistra DC, le due componenti di una fusione a freddo mai davvero riuscita, se non in un risultato come elezione e rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, soprattutto la seconda in ragione dei numeri, come sottolineò Enrico Letta. L'ingresso in scena del Conte versione giallorossa e il ritorno di Renzi interessato all'eredità berlusconiana complicano il quadro per la Schlein, tanto più che la neosegretaria evidenzia attenzione a temi che una volta sarebbero stati di competenza del Partito radicale di Pannella, mai premiatissimo nelle urne a scapito della demoniaca abilità autopromozionale del leader, più che agli argomenti classici di un partito di sinistra di massa.

Da qui le uscite dal partito, tanto che negli ambienti vicini ai più espliciti oppositore della Schlein si parla apertamente di un cambio di segreteria ancor prima delle Europee, alla luce di sondaggi riservati tutt'altro che rallegranti.