Liguria, corruzione: nasce alla Spezia l'inchiesta che ha sconvolto la politica

di Redazione

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Tutto parte da un fascicolo relativo al tentativo di alcuni imprenditori di "sbarcare" sull'Isola Palmaria

Liguria, corruzione: nasce alla Spezia l'inchiesta che ha sconvolto la politica

Antonio Patrono, procuratore capo alla Spezia indagando sul sistema di potere messo in piedi dall'allora sindaco di Portovenere e capo di gabinetto del governatore della Liguria Matteo Cozzani, ha capito subito che quelle carte contenevano l'innesco di un terremoto. Nasce dalla Spezia l'inchiesta sulla 'tangentopolina' ligure che ha visto la procura distrettuale chiedere e ottenere gli arresti domiciliari per il governatore Giovanni Toti, il suo capo di gabinetto Cozzani, l'imprenditore della Logistica Aldo Spinelli e l'ex presidente dell'autorità portuale e ad (sospeso) di Iren Paolo Signorini che si trova adesso in carcere. L'inchiesta genovese nasce così.

All'epoca dei fatti (elezioni regionali figuri del 20 e 21 settembre 2020) Cozzani era coordinatore della lista "Cambiamo con Toti Presidente" e sindaco di Portovenere e si indagava sui rapporti con alcuni imprenditori che cercavano di 'sbarcare' in grande stile sull'isola Palmaria. A un certo punto spunta il rapporto di Cozzani con i fratelli Testa, Arturo e Italo, ormai ex esponenti di Forza Italia in Lombardia, considerati molto vicini al coordinatore regionale di FI Alessandro Sorte, e Venanzio Maurici, sindacalista in pensione della Cgil, secondo gli inquirenti referente del clan di Riesi (Caltanissetta). Dunque è Cosa nostra. Patrono stralcia gli atti in questione e spedisce tutto alla Dda di Genova mantenendo l'inchiesta sul 'sistema Cozzani' nello spezzino con 11 indagati: Matteo Cozzani accusato di corruzione e turbata libertà degli incanti e suo fratello Filippo che fa l'imprenditore, gli imprenditori Raffaele e Mirco Paletti, Saverio Cecchi e Alessandro Campagna, rispettivamente presidente (oggi autosospeso) e direttore commerciale del Salone nautico di Genova, Ivan Pitto e Giovanni Olcese, Francesco Fiorino, Massimo Gianello e Filippo Beggi.

I filoni d'inchiesta riguardano una serie di affari come installazione di pannelli a led, acquisizione di ristoranti, realizzazione di stabilimenti balneari sull'isola di Palmaria fino all'aumento esponenziale dei contributi regionali al Salone nautico in cambio di una fornitura di acqua in tetrapak per il fratello Filippo.

L'inchiesta genovese ha tutt'altro spessore: e il perno è ancora lui, Matteo Cozzani che a Genova è indagato per corruzione aggravata dall'aver favorito Cosa nostra. Poi c'è Giovanni Toti indagato di corruzione semplice continuata (ai domiciliari), corruzione aggravata dall'aver agevolato la mafia e falso, Aldo Spinelli, indagato per corruzione, e suo fratello Roberto (corruzione), Paolo Emilio Signorini (corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio), Luigi Amico (corruzione) Francesco Moncada (corruzione) Mauro Vianello (corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio e corruzione), Stefano Anzalone, Giovanni Cianci, Maurizio e Arturo Testa (voto di scambio aggravato dall'avere agevolato la mafia), Venanzio Maurici (voto di scambio aggravato dall'avere agevolato la mafia), Paolo Piacenza (omessa denuncia) Antonella Traverso (omessa denuncia) e ancora Ivana Catarinolo, Giovanni Di Carlo, Francesco Cornicelli, Biagio Zambitto, Giuseppe Soldano, Alessandro Cartosio, Francesco Ania, Carmelo Griffo, Giovanni Ferroni, Elisabetta Pinna (voto di scambio).

Due gli "argomenti" dell'inchiesta genovese: da un lato i voti, cercati nella comunità riesina e tra gli ambienti legati a Cosa Nostra e alla 'ndrangheta in cambio di posti di lavoro e favori per ottenere case popolari e dall'altro i finanziamenti illeciti ottenuti da imprenditori per ottenere lo snellimento o la risoluzione di pratiche: dalla trasformazione da libera a privata della spiaggia di Punta Dell'Olmo per agevolare l'iter di una pratica edilizia di interesse di Aldo Spinelli e Roberto Spinelli alla pratica di rinnovo per trent'anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova controllata al 55% dalla Spinelli.), fino all'assegnazione a Spinelli degli spazi portuali ex Carbonile Itar e Carbonile Levante, o l'agevolazione nella pratica del tombamento" di calata Concenter.