Liguria, allarme occupazione, 15mila posti persi in 3 mesi. Sindacati: "Lavoro priorità assoluta". Piana: "Aumenta lavoro dipendente"

di Redazione

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Per la prima volta dopo tre anni di continua crescita i dati indicano un calo dell'occupazione ligure del -2,3%

Liguria, allarme occupazione, 15mila posti persi in 3 mesi. Sindacati: "Lavoro priorità assoluta". Piana: "Aumenta lavoro dipendente"

Nel secondo trimestre del 2024 la Liguria ha perso 15.029 occupati rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, per la prima volta dopo tre anni di continua crescita i dati indicano un calo dell'occupazione ligure del -2,3%, in controtendenza con un aumento diffuso tra le altre Regioni del Nord-Ovest (+1,1%) e a livello nazionale (+1,6%). Gli occupati in Liguria scendono da 657.480 a 642.451. Lo segnala il responsabile dell'Ufficio Economico della Cgil Liguria Marco De Silva elaborando gli ultimi dati Istat sull'andamento dell'occupazione nelle Regioni italiane.

"I nodi sono venuti al pettine: non solo crolla l'occupazione in Liguria, ma siamo anche la Regione del Nord-Ovest con la performance peggiore - commenta il segretario generale della Cgil Liguria Maurizio Calà -. L'andamento altalenante dell'occupazione dimostra come in Liguria persistano problemi strutturali nei diversi settori produttivi che si scaricano sulla qualità del lavoro caratterizzata da forte precarietà, bassi salari e lavoro povero. La Liguria deve essere sottratta da questa condizione con politiche mirate che portino, ad esempio, alla destagionalizzazione del turismo. Solo politiche finalizzate e investimenti possono garantire stabilità al sistema produttivo e qualità dell'occupazione".

Secondo la Cgil il dato è il frutto della forte contrazione dei lavoratori indipendenti che perdono 22.805 occupati pari al -14,3%, tra i settori la performance peggiore è quella dei servizi che perdono 22.958 occupati pari al -4,6% con 480.832 occupati nel macro-settore che rappresenta il 76,6% dell'occupazione ligure. Tra i generi sono ancora una volta le donne a registrare un dato negativo con una contrazione del 3,3% pari a meno 9.362 occupate.

"Il fallimento delle politiche infrastrutturali e produttive è sotto gli occhi di tutti e i dati lo dimostrano - conclude Calà - sinchè la Regione continuerà a non investire sul lavoro e sui settori produttivi che riescono a creare valore aggiunto come l'industria e la portualità, favorendo la realizzazione delle infrastrutture, difficilmente si riuscirà ad invertire la tendenza. Chi si candida a governare la Liguria dovrà decisamente cambiare registro".

Fa sentire la sua voce anche Luca Maestripieri, segretario generale Cisl Liguria: "Il calo dell'occupazione in Liguria, dopo tre anni di crescita continua, impone un ragionamento sulle misure da attuare per invertire la tendenza e che dovranno essere al primo punto dell'agenda nuova giunta regionale. In maggiore difficoltà sono i settori che ricorrono più spesso al lavoro precario, spesso al limite della legalità, sono quelli che necessitano di un monitoraggio più attento e costante e di misure che facilitino la stabilizzazione. Bisogna evitare inutili contrapposizioni tra diversi settori economici del nostro territorio evitando facili semplificazioni, indicando come necessità una politica di stimolo diretto alla crescita e nel contempo un adeguamento della filiera dell'istruzione e della formazione per far sì che la scarsità di competenze non freni la crescita economica".

Osserva Alessio Piana, leghista, assessore regionale allo Sviluppo economico: "Aumenta l'occupazione dipendente diminuisce quella indipendente. I dati Istat sul secondo trimestre 2024 in Liguria presentano luci ed ombre. Se da una parte apprendiamo del calo di 15mila posti di lavoro, analizzando nel dettaglio i dati emerge che a pesare è il calo di lavoratori nel settore servizi e nel settore degli indipendenti. Aumenta il numero di lavoratori dipendenti che passano da 483mila a 490mila (+7mila) e più nello specifico aumentano gli occupati nell'industria che passano da 134mila a 143mila (+9mila). Questo anche grazie alle politiche che Regione Liguria sta adottando da tempo a salvaguardia dell’industria regionale, pilastro imprescindibile dell’economia territoriale. Con misure utili ad accompagnare gli interventi delle imprese, specie quelle in zone di particolare fragilità (area di crisi industriale complessa del savonese e aree di crisi industriale non complessa), che intendono investire in un’occupazione più stabile e di qualità. Lo ha fatto in passato, cofinanziando 83 progetti che hanno creato 559 posti di lavoro, con un contributo regionale di 33,5 milioni (risorse Por Fesr 2014-2020). E lo ha fatto in questi mesi, attivando 30 nuovi milioni di euro che hanno stimolato l’interesse di 87 imprese, pronte a investire, grazie alle agevolazioni regionali del PR Fesr 2021-2027, 48,2 milioni di euro per lo sviluppo produttivo e occupazionale. Allargando un po' più il campo d'osservazione, con l'ultima edizione del Forum Ambrosetti di luglio scorso, erano emerse altre luci dello stato di salute dell'economia regionale: come l'abbattimento dei Neet, quei giovani che non studiano ne lavorano (dal 20,4% del 2020 all'11,3% del 2023), così come la crescita del Pil nell'ultimo triennio superiore alla media nazionale (+5,1% nel 2022, +0,8% nel 2023 e +1% nel 2024), oltreché il primo posto della classifica nazionale sulla blue economy (10,5% delle imprese liguri è attivo nell’economia del mare) e dei TEU movimentati (34,3% del totale nazionale). Numeri che, in prospettiva, sono destinati a crescere grazie alle importanti infrastrutture in arrivo in Liguria da qui ai prossimi anni".