Le problematiche dei porti in tempo di coronavirus
di Paolo Lingua
Sembra ormai certo che, data la complessa situazione frutto dei tempi di coronavirus che stiamo attraversando, , le cariche dei vertici dei porti italiani resteranno congelate per un po’ di mesi. Il rinnovo – si spera – dovrebbe coincidere con progetti, per ora rimasti nei cassetti, di ristrutturazione e di modernizzazione in chiave dinamica con logica imprenditoriale dell’assetto amministrativo degli scali. Anche in passato le riforme non sono mai state complete, anche perché la condizione dei porti in Italia non è omogenea e i ruoli e le funzioni sono differenti. Non bisogna nascondere che, specialmente in passato, molti scali (specialmente nel Sud) hanno avuto una funzione localistica più fine a se stessa che un ruolo da inserire nella strategia dei trasporti e dei servizi nel quadro dell’interesse nazionale, una realtà che, per forza di cose, è strettamente connessa all’economia internazionale.
Con la globalizzazione delle produzioni e del commercio, i trasporti via mare hanno assunto un ruolo complementare e integrativo del sistema mondiale, anche per via dei costi e dei tempi impiegati per i trasporti. Per quel che riguarda il sistema dei porti liguri e in particolare l’asse Genova-Savona, il più importante sistema di scalo italiano, l’andamento della movimentazione, in questi mesi di pandemia, ha avuto momenti altalenanti, con obiettivi cali di traffico (certi mesi anche il 20% in meno della media) e qualche tenuta. Ma stiamo assistendo al calo del lavoro della Culmv che vive un momento non facile sul piano della gestione. Tiene abbastanza bene l’approdo di Pra'-Voltri, il PSA, per il tipo di traffico container che ancora regge. Ma, per dire la verità si procede a piccoli passi, cercando di modernizzare e di razionalizzare i sistemi recettivi e di controllo, un settore dove l’Italia è indietro rispetto al sistema degli scali del Nord Europa i quali, grazie alla loro efficienza interna e organizzativa, sino a ora hanno anticipato sui tempi gli sbarchi di merci da parti come Genova che pure ricevono prima, per ovvia collocazione geografica, i traffici che vengono dall’Oriente e passano per Suez.
Proprio in questo momento storico, si assiste a una netta ripresa della produzione e quindi dei traffici provenienti (e anche ovviamente diretti) dalla Cina. Mentre si osserva una certa crisi del mercato proveniente dagli Stati Uniti. Anche in questo contesto, c’è certamente l’influenza del coronavirus , oltre che elementi di carattere politico (vedremo cosa accadrà dopo che si sarà conclusa la tormentata vicenda elettorale). Resta comunque, a livello internazionale, un quadro ancora inquieto e mobile. E’ quasi certo che la normalizzazione decollerà quando, grazie all’arrivo dei vaccini, sarà possibile fare programmi concreti, sia di riforme istituzionali, sia di ripresa economica a tutto campo. Tornando a Genova e all’area del Mediterraneo Nord-Occidentale, sembra ormai certa la conferma provvisoria, in attesa di nomina istituzionale con conferma definitiva, di Paolo Emilio Signorini che in questi giorni ha “incassato” nel quadro dei provvedimenti del governo il recupero delle crociere che è certamente ossigeno sia per Genova, sia per Savona, che hanno un forte riferimento alle maggiori società operative del settore come la Costa e la MSC.
E’ chiaro che sul tavolo di Signorini, come ci è capitato tante volte di ricordare, restano i progetti strategici che dovrebbero provocare un salto di qualità del potenziale dello scalo: lo spostamento al largo della diga foranea e il dragaggio dei fondali (per ricevere le navi di ultima generazione di maggiore stazza), la ristrutturazione di Ponte Parodi (un progetto sbagliato ma mai modificato), la ristrutturazione dell’Hennebique, nuovi approdi per le crociere, il Waterfront di Levante, al posto della vecchia Fiera, per non parlare del Palasport. Poi non mancano le questioni interne: dal caso del Sech e del Psa, non ancora fusi sul piano societario, sino alla nuova collocazione dei depositi petroliferi costieri per adesso ancora a Multedo. Sono progetti strategici che potrebbero davvero, con la ripresa economica mondiale, dare un ruolo di assoluto primato a Genova.
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