La tormentata “scalata” degli Erzelli

di Paolo Lingua

3 min, 21 sec
La tormentata “scalata” degli Erzelli

Il nuovo Rettore dell’Università di Genova, Federico Delfino, appena insediato ha ripreso in mano il progetto di trasferire la Scuola Politecnica (le facoltà di Ingegneria e di Architettura) sul colle degli Erzelli. E’ noto a tutti, a Genova, che la soluzione non ha mai trovato l’entusiasmo né dei docenti, né degli studenti. La collocazione è “scomoda” per chi abita in tutti i quartieri della città, per non parlare dell’attuale sistemazione (che però presenta aspetti di frammentarietà, sul piano obiettivo) nel quartiere di Albaro dove si rovano molti studi professionali dei docenti. Il progetto di “inventare” un nuovo quartiere agli Erzelli risale all’ex ad di Esaote, prof. Carlo Castellano e all’ex presidente della Regione, Claudio Burlando: se ne è cominciato a parlare quasi vent’anni fa.

All’inizio c’era anche la possibile collaborazione progettuale di Renzo Piano che però, visti i tempi allungati e le discussioni e i veti, si è sfilato quasi subito. Il progetto prevedeva giardini, spazi e strutture per il tempo libero, ristoranti, bar e pizzerie. Ci dovevano essere edifici per aziende di tecnologia avanzata, un ospedale moderno e anche abitazioni, per non parlare della presenza universitaria. Ma soprattutto si doveva mettere a punto un sistema di comunicazioni efficiente sia stradale sia su rotaia e con un collegamento con l’aeroporto. Dopo tanti anni agli Erzelli, senza grandi collegamenti (una locazione scomoda con pochi collegamenti), esistono solo i grattacieli che ospitano la Ericson, la Siemens e Liguria Digitale. Il trasferimento dell’Università sino all’avvento del rettore Delfino è rimasto bloccato, così come è fallito il bando per realizzare il nuovo ospedale di Ponente.   

Ora appunto Delfino ha impresso una accelerazione per la Scuola Politecnica, ma già si discute se sarà possibile compiere un grande sforzo per dar vita a una trasferimento in blocco, oppure se sia preferibile (tesi sostenuta dal rettore) svolgere il passaggio in due tempi. Prima gli istituti di ricerca e i laboratori e in un sec9ondo momento aule, studenti e docenti.  Nello stesso tempo è ripreso, per forza di cose, il discorso, che coinvolge il Comune in prima battuta, sull’attuazione d’un sistema di comunicazione e di collegamenti, per rendere agevole l’accesso a una locazione decisamente scomoda ed è tornato in ballo nuovamente il progetto di dar vita a una sorta di funivia per dar vita all’asse diretto con l’aeroporto.   Ovviamente, se ci sarà il trasferimento occorrerà mettere a punto in tempi paralleli tutte le strutture di servizio. La Scuola Politecnica vuol dire tra docenti, studenti, tecnici, per sonale amministrativo e ausiliario qualcosa come diecimila persone. Una piccola città.

I tempi, considerate le pause e gli stop e anche lo scarso entusiasmo per la soluzione, non saranno brevi: si andrà da un minimo di quattro-cinque anni a un massimo di sei-sette. Nel frattempo dovranno trovare collocazione ristoranti e pizzerie e bar, oltre che impianti sportivi e di ricreazione.  Resta il punto interrogativo sulla possibile realizzazione di un ospedale che dovrebbe servire il Ponente della città. Non se ne parla, dopo l’insuccesso del bando, ma anche per l’ospedale non mancano gli argomenti contrari, per via della collocazione perché, considerato il tipo di servizio, i cittadini dei quartieri  interessati preferirebbero una collocazione meno scomoda e più facilmente accessibile. Anche da parte della Regione, che qualche anno fa s’era dimostrata favorevole all’ospedale (si parlava d’un grosso gruppo privato con il quale contrattare il servizio pubblico), in questo momento c’è silenzio e non si forza la mano con annunci ne spot, come invece sovente accade. In parole povere qualcosa si muove senza accelerazioni, ma molti punti interrogativi iniziali rimangono appesi sul piccolo altopiano tra Cornigliano e Sestri Ponente.