La storia infinita della Gronda di Genova

di Fabio Canessa

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Il Punto di Paolo Lingua

La storia infinita della Gronda di Genova

Dalle ultime conversazioni e dichiarazioni (o gossip?) degli esponenti delle nostre istituzioni locali e del Governo sembrerebbe - il condizionale è quanto mai d’obbligo – che la questione della Gronda dovrebbe essere oggetto di valutazione a partire dal prossimo anno. Per il momento la questione più urgente resta la ricostruzione del ponte, mentre il Terzo Valico ha ripreso i lavori. E va bene così, anche se, sulla base delle delibere del governo precedente, la pratica della Gronda doveva decollare entro quest’anno.

Sappiamo come la pensano i vertici del nostro traballante governo. Sappiamo benissimo come la pensano i nostri protagonisti. La Lega è favorevole e per lei si sarebbe potuti decollare. Il M5s, in particolare la frangia più massimalista e intransigente dei suoi supporters, sarebbe contraria, ma esita. Si adombra l’ipotesi d’un ulteriore studio del rapporto costi-benefici, anche se ormai questa metodologia più che scientifica appare discutibile e frutto un tentativo di compromesso per guadagnare tempo e fiato.

Basta riflettere un attimo sulla confusa questione dell'alta velocità ferroviaria Torino – Lione, ancora tutto da capire. Quello che il Governo non capisce (a fa finta di non capire) per quel che riguarda Genova e la Liguria è l’importanza pratica della Gronda che consentirebbe un alleggerimento del traffico merci e passeggeri lungo l’asse autostradale Est – Ovest di Genova e la possibilità di dar vita a una sorta di tangenziale di cui si sentiva forte l’urgenza, anche senza il disastroso crollo del Ponte Morandi. Genova è stretta, anche per la sua orografia, in un sistema trasportistico di cui ha assoluto bisogno ma che la tempo stesso la strozza.

In parole povere ci vogliono ora e sempre, un maggior numero di passaggi di comunicazione e di transito sia su gomma, sia su ferrovia. Eppure del Terzo Valico, in via di realizzazione, si parla da trent’anni, grazie alla prima spinta dell’avvocato Peppino Manzitti. Della Gronda si era cominciato a discutere, con un potenziale di finanziamento già stanziabile, dall’inizio degli anni Novanta.

Ma allora il centrosinistra al potere aveva paura di perdere il consenso dei Verdi e dei movimenti ecologisti. Un ragionamento di poco respiro, visto il crollo dei quest’area politica e il suo passaggio a sostegno del M5s. Un po’ tutte le amministrazioni e le coalizione politiche si sono mosse, a essere sinceri, tra mille esitazioni e mille cautele. A Genova, poi, sia la giunta di Marta Vincenzi, sia quella di Marco Doria, hanno oscillato indecise sovente sempre con il piede sul freno  se non sulla frizione, ma mai sull’acceleratore.

Poi è decollato il Terzo Valico, sul quale Doria si è arreso così come i “grillini”. Ora la questione, in qualche maniera connessa alle polemiche sulla Tav, torna in primo piano. A Genova sono tutti favorevole: Toti, Bucci e il viceministro dei trasporti Rixi. In generale sono favorevoli Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Pd e piccoli partiti del centro e della sinistra, per non parlare di tutte le categorie economiche, professionali, dei sindacati e di tutto il mondo imprenditoriale.

La diffidenza è tutta in casa “grillina” anche se per il momento si punta al rinvio per non affrontare di petto la questione. Ma, nel giro di sei o sette mesi, la questione tornerà d’attualità. Anche perché la Gronda è un complementare necessario alla autostrada che sarà ripristinata con la ricostruzione del ponte che, bene o male, dovrebbe esser in funzione entro il 2020. Sono questioni strettamente connesse tra loro perché Genova e il suo porto hanno l’urgenza della comunicazione a tutto campo. Solo così si confermerà una leadership naturale di cui l’economia internazionale sente il bisogno.