La protesta a Quarto: "No alla rimessa dei bus, salviamo le aree verdi"

di Alessandro Bacci

Duecento persone in strada contro il progetto che trasformerebbe l'area di via delle Campanule nel nuovo parcheggio di interscambio dei filobus

La protesta a Quarto: "No alla rimessa dei bus, salviamo le aree verdi"

Nuova manifestazione a Quarto da parte del comitato per la difesa di Campanule. Circa duecento persone sono scese in strada in protesta contro il progetto di costruzione di una rimessa dei filobus nell'area di via delle Campanule, vicino al cavalcavia dell'autostrada. Nel progetto del Comune di Genova, la zona oggi occupata da verde, campi da calcio e tennis e da un parco giochi sarebbe destinata a diventare un'area di interscambio per i nuovi filobus. 

"Siamo scesi in piazza perchè ancora una volta non siamo riusciti ad arrivare ad una quadra con l'amministrazione comunale - afferma Roberta Lolli una delle coordinatrici del comitato Campanule - Siamo qua oggi per dire di no alla rimessa dei bus in Campanule. Siamo riusciti a coinvolgere anche altre realtà del territorio, associazioni sportive e altri comitati che si battono per battaglie affini. Oggi Campanule è un paradigma di un luogo comune, uno spazio verde che vuole dire 'ho bisogno di essere protetto'. Basta rimesse filobus, basta cementificazioni, vogliamo essere ascoltati."

C'è la possibilità di un cambio di progetto? "Al momento la frase che ci ripetono è: non esistono alternative. Noi chiediamo che si avvii un procedimento di ricerca delle stesse e quantomeno che i cittadini vengano coinvolti. Che si avvii un percorso partecipato per arrivare a una quadra."

Qual è la storia di quest'area? "Parliamo degli anni 90 quando questi palazzi sono stati costruiti con l'obbligo delle cooperative di costruire questa area verde. Negli anni le amministrazioni che si sono succedute non hanno fatto niente per tenere pulite queste aree, era una selva oscura. I cittadini hanno cominciato volontariamente a pulire tutto e hanno chiesto al comune di prendersi cura di questa zona. Quindi è nato un patto di sussidarietà, sono nati i giardini 8 marzo. Noi parliamo di un'area composta da campi, un parco giochi, una villetta appena ristrutturata."

Cisono margini di trattativa? "Uno spazio formale di trattativa al momento non c'è. Nei vari dialoghi anche loro si sono resi conto che qualche problema c'è. Credo che si stiano rendendo conte che il progetto non sia così bello. Delle alternative forse si stanno cercando, sicuramente non c'è una vera e propria rigidità."

Qual è la paura più grande? "La nostra paura più grande è il pensiero delle ruspe. Vedere con i nostri occhi cancellare un sogno. Una signora mi ha fermata e mi ha detto: 'Io sono abituata a sentire gli uccellini al mattino'. Noi siamo abituati a vedere ragazzi che giocano a calcio, bambini che si allenano, anziani che stanno sulle panchine. Domani ci ritroveremmo una rimessa, un parcheggio di interscambio. Questo mi preoccupa moltissimo e i cittadini sono spaventati."

Le case qui intorno perderebbero valore? "Oltre alla vivibilità, la parte economica preoccupa. Magari fanno la cosa più bella del mondo, non sarebbe giusto fare adesso una valutazione immobiliare. Questo perù preoccupa i cittadini, queste sono case che valgono dai 200 ai 300 mila euro."

Avete individuato altre possibili aree? "Qualche idea ce l'abbiamo, ma non è giusto che siano i cittadini a dare le soluzioni. Cittadini contro cittadini non si mettono, loro devono darci delle soluzioni."