La Liguria nel piano Recovery Fund: dubbi e speranze

di Paolo Lingua

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La Liguria nel piano Recovery Fund: dubbi e speranze

Nel progetto del Recovery Fund che il governo italiano presenterà all’Ue per recuperare i “famosi e sospirati” 209 miliardi che sono (sarebbero) destinati all’Italia ci sono, come del resto nei giorni scorsi si era adombrato, alcune opere destinate alla Liguria. Si annunciano interventi di completamento del Terzo Valico, la ormai sospirata diga nel porto di Genova e il completamento del raddoppio della Genova – Ventimiglia. Questa sarebbe, anche dalle comunicazioni ufficiali e ufficiose di personalità del governo e della maggioranza parlamentare, la tranche che toccherebbe alla Liguria. Naturalmente è tutto da vedere e tutto da verificare perché la proposta italiana deve poi essere valutata e approvata a livello europeo, per poi decollare. Per la verità si tratta di scelte già adombrate e considerata più che probabili alla vigilia e sulle quali mera difficile trovare veti incrociati od opposizioni.

Della questione dello spostamento a mare della diga foranea di parla, perché a Genova i tempi per le grandi opere sono lunghi, sovente interminabili, si era parlato da tempo. Il progetto, sostenuto peraltro da quasi tutto il mondo marittimo e dei trasporti, è frutto di una valutazione sull’evoluzione della tecnologia dei trasporti (in particolare container) che puntava a una maggiore recettività di sbarco, attualmente non facilmente  praticabile nello scalo genovese, dove la diga foranea ha più di mezzo secolo di storia, per non parlare dell’urgenza di scavo dei fondali del porto non sufficienti per le unità di ultima generazione. I tempi non saranno veloci, perché anche se si potranno mettere a punto i progetti operativi, dovranno poi arrivare i fondi (non prima della metà del prossimo anno , sempre che tutto vada bene) dopo di che ci vorranno sette-otto anni almeno per avere il completamento dell’opera.

L’aspetto positivo dello spostamento della diga è che, per una volta tanto, non dovrebbero esserci veti incrociati da parte di nessuno, perchè l’aumento della recettività del porto e del sistema degli approdi favorisce container, merci tradizionali e servizi di passeggeri e crociere. Abbastanza logico e ovvio il miglioramento di quanto attiene gli aspetti collaterali del Terzo Valico, grande opera che, di fatto, non ha subito sino a ora, gravi ritardi o blocchi. Nel avremo per altri tre anni almeno prima che si possa raggiungere Tortona, stazione dalla quale sarà obbligatorio congiungerci alla linea per Milano.  E forse questo, nella filosofia della cosiddetta “linea del ferro”, sarà il progetto in grado – per passeggeri e merci – di fare davvero un salto di qualità nei collegamenti tra Genova il Nord Italia e poi per l’area più  importante dal punto di vista economico del centro dell’Europa. Vale la pena una riflessione di fondo sulla questione, ultima ma non per ultima, dei progetti compresi nel potenziale finanziamento del Recovery Fund, vale a dire la questione del completamento del raddoppio della linea ferroviaria Genova-Ventimiglia, ancora ferma in un tratto tra le provincie di Imperia e di Savona.

E’ giusto ricordare, nel contesto dei ritardi delle grandi opere italiane decollate dal dopoguerra, che il raddoppio della Genova – Ventimiglia, un collegamento che si intrinseca in Francia con la linea per Marsiglia a ovest e con la linea Parigi-Lione che viene dal nord, è iniziato all’indomani della fine della guerra ed è proceduta con estrema lentezza e con continui ritardi, frutto di veti, ricorsi e comunque blocchi di finanziamento pubblico. Lo stesso maggior leader della politica post-bellica in Liguria, Paolo Emilio Taviani, aveva ammesso pubblicamente, poco prima di morire, che era stato un errore trascurare gli impegni e i finanziamenti per potenziare le ferrovi4e, considerato poi che si era puntato solo sulle autostrade, fermate poi alla fine degli anni Ottanta. Un doppio danno, alla fin dei conti. Ora, con l’aiuto dei fondi europei, dovrebbe decollare la conclusione del faticoso raddoppio. Si spera però che, arrivati alla disponibilità concreta dei mezzi finanziari europei, di possa procedere speditamente. Per la diga si era perfino parlato d’una  gestione sul modello commissariale del Ponte Morandi. Sarà possibile? E’ una delle tante incognite che ci aspettano per il 2021.