La complessa macchina del processo per il Ponte Morandi
di Paolo Lingua
E’ complesso e certamente non sarà veloce – ma era del resto prevedibile – il decollo del processo per il crollo del Ponte Morandi che oltre due anni fa, al di là degli imponenti danni materiali, provocò 43 vittime. La mossa di oggi è quella del gup Paola Faggioni che ha deciso l’esclusione dalle partii civili del Comitato Ricordo delle vittime. La presidente Egle Possetti che è nel processo una realtà protagonista ha commentato che il comitato non sarà sciolto e che la norma applica ha delle contraddizioni perché un comitato del genere non può esistere prima della realizzazione del reato. Resta il fatto che molte associazioni similari che si stanno costituendo o sono già state costituite saranno a loro volta escluse.
Si procede, come si è detto per gradi, anche perché, quando si darà luogo al processo vero e proprio occorrerà chiarire quanti degli attuali 59 indagati per differenti reati saranno poi effettivamente rinviati a giudizio. Ma, sulla base della situazione attuale, il procedimento di fronte al tribunale penale non inizierà prima della prossima primavera. La durata è difficile da prevedere, perché al di là del numero dei processati, le udienze saranno costellata da eccezioni, richieste di modifiche, interventi differenziati. Ma soprattutto sarà molto complessa la battaglia delle perizie sia sulle azioni e sia sulle presunte omissioni di controllo. Accanto ai reati maggiori per omicidio colposo plurimo e ai gravi danni pubblici, occorrerà mettere a punto sulle azioni e sulle omissioni che riguarderanno l’azione pluriennale di manutenzione della struttura sia da parte della Società Autostrade per l’Italia che gestiva la rete autostradale, ma anche delle imprese incaricate die lavori, nonché su eventuali responsabilità da parte governativa e dei soggetti responsabili dei controlli.
In questi due anni dal tragico evento la Procura della Repubblica di Genova ha accumulato una infinita quantità di prove, documentazioni e perizie, così come, del resto hanno messo insieme le parti e i soggetti al centro dell’indagine e che saranno i protagonisti del procedimento. Il processo per il crollo del Ponte Morandi si annuncia come una delle azioni giudiziarie più complesse ed estese degli ultimi decenni in Italia, in parte per la gravità dell’evento, ma soprattutto perché il crollo di fatto resta un caso eccezionale, non provocato da un fatto esterno imprevedibile , come un terremoto o un’esplosione, ma per la sorpresa con la quale si è verificato. Forse, per trovare qualcosa di simile occorrerebbe andare al crollo della diga del Vajont di tanti anni fa. Il grande interrogativo che sovrasta l’indagine è legato esclusivamente a potenziali responsabilità sulla manutenzione e sulla sottovalutazione dei rischi. Ma si tratta d’una realtà che, nel corso degli ultimi due anni e mezzo.
Ha aperto infiniti interrogativi anche l’inchiesta collaterale su gravi mancanze di manutenzioni nelle gallerie autostradali di tutta la Liguria (e oltre), nonché sulle strutture antirumore che debbono essere sostituite perché inadeguate. Oggi la Liguria è quasi paralizzata nel suo traffico nel suo traffico autostradale proprio per i limiti manutentori emersi dopo il Ponte Morandi. E’ questa l’ombra del grande dubbio che sovrasta il processo che decollerà nei prossimi mesi e che, proprio per questo, non si annuncia breve. Quanto occorrerà per avere la sentenza di primo grado? E quado si arriverà all’appello e alla cassazione, sempre che non intervengano elementi frenanti o eventuali azioni giudiziarie collaterali? E’ difficile, se non impossibile prevederlo, tanto è vero che i comitati delle vittime ma anche chi ha subito gravi danni soltanto economici temono i rischi della prescrizione che, per i reati minori potrebbe subentrare. Ecco la radiografia d’un processo storico sul piede di partenza.
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