La battaglia della Confindustria
di Paolo Lingua
Per la verità, senza levare l’onore a nessuno, la diatriba per designare il nuovo presidente della Confindustria di Genova non ha travolto passioni o entusiasmi, anche perché il ruolo sociale territoriale dell’associazione da tempo è sottotraccia. Molte grandi famiglie, legate alla storia imprenditoriale di Genova, da tempo sono uscite di scena e il ruolo economico è svolto in gran parte da enti o grandi imprese pubbliche, un ruolo storico che Dal dopoguerra sino a non troppi anni fa è stato svolto dall’Iri. Per certi aspetti, anche se la definizione può apparire paradossale, a Genova è stato, prima della pandemia, più pesante il ruolo dei commercianti e degli artigiani. Basterebbe scorrere i rapporti di forza all’interno delle Camere di Commercio. Nel complesso però i vertici dell’associazione degli industriali sono sempre stati coperti da imprenditori appartenenti alle famiglie “storiche”, dai Costa ai Garrone, dai Calvini agli Attanasio e così via.
C’è, anche se è una legge non scritta, una sorta di identificazione che può essere per molti aspetti comprensibile, che gioca, quasi andando a recuperare criteri che risalgono alla scelta dei Dogi (a Genova biennali e non vitalizi), con l’indicazione d’un ruolo di “primus inter pares”. E così è andata, dopo una serie faticosa di riunioni, anche questa volta. Il presidente designato che poi, al di là di reazioni velleitarie a caldo, è Umberto Risso, presidente di Autogas Nord, che ha battuto, sia pure di misura, Sandro Scarrone, presidente del Cetena (sostenuto dalla Fincantieri). La vittoria di Risso era prevedibile, perché si era alleato con la terza potenziale candidata, Sonia Sandei manager dell’Enel, indicata come “benvista” dalle istituzioni locali. In realtà sia Scarrone, sia la Sandei sono superdirigenti ma non imprenditori. Di qui l’esito finale che ha visto una serie di complessi accordi interni tra i grandi elettori.
Ora si seguirà la prassi istituzionale che porterà Risso al vertice della Confindustria di Genova entro la fine di luglio. Al di là, come s’è detto, di qualche scontentezza (in particolare di Scarrone), l’esito finale è scontato. Sonia Sandrei avrà certamente forti incarichi, mentre il presidente uscente Giovanni Mondini, che ha rinunciato a un incarico bis, diventerà presidente della Confindustria della Liguria. Ci sono rischi di spaccature e di fuoriuscite di alcuni gruppi imprenditoriali dall’associazione? Qualcosa è stato paventato ma, in genere, sempre nel solco della tradizione ligure e genovese, le spaccature o si ricompongono o vengono assorbite nel nome di interessi comuni e di alleanze necessarie, come del resto è già avvenuto nel più turbolento mondo marittimo, sia molti anni fa, sia più recentemente. Vedremo nelle prossime settimane come Umberto Risso organizzerà il suo team di stretti collaboratori e come saranno distribuite le vicepresidenze e le altre cariche.
Ma non si annunciano nuovi scontri o colpi di scena. La Confindustria di Genova manterrà il suo ruolo prudente e mediatore considerato appunto il peso relativo che ormai l’imprenditoria ha sul territorio da molti anni, per non considerare il fatto che, salvo casi eccezionali (forse più acuti nel mondo portuale e dello shipping che su quello della cosiddetta industria della terraferma), non ci sono stati mai strappi molto forti. Ormai da tempo tutti i mondi economici (artigiani, commercianti, terziario e gli stessi industriali) procedono, in tutti i passaggi anche strategici, con continue mediazioni con il mondo politico e con le istituzioni. E l’attuale momento storico di non facile ripresa economica ad alterare questo assetto della società.
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