L’incognita delle elezioni presidenziali

di Paolo Lingua

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L’incognita delle elezioni presidenziali

I partiti in Italia da qualche tempo si danno da fare, tra non poche difficoltà, per predisporsi alle elezioni amministrative del prossimo autunno e della prossima primavera. La scelta dei candidati non è facile (per entrambi i maxischieramenti di centrodestra e di centrosinistra), anche perché, con il tempo i contenuti su cui trovare intese tendono ad allentarsi, anche per i distinguo relativi alle scelte del governo Draghi. Ma a questo punto ecco emergere nella tormentata navigazione politica la roccia più irsuta e pericolosa: l’elezione del Presidente della Repubblica prevista nel febbraio del prossimo anno. La vicenda è complessa perché Sergio Mattarella, in scadenza, è ottantenn4e e una riconferma non è facile anche se c’è il precedente della elezione “a termine”   del suo predecessore. Ma quello era apparso a tutti i “caso limite” dovuto a una situazione istituzionale eccezionale. Comunque sia, sul piano strettamene matematico, stante l’attuale situazione del Parlamento, non è possibile puntare su un candidato di parte. Non ci sono materialmente i numeri. Quindi occorre un candidato “super partes” o quantomeno in grado di raccogliere un largo consenso. Sono caratteristiche che indicherebbero senza alcun dubbio Mario Draghi come eleggibile, ma Draghi, in questo frangente, appare assai più importante come Presidente del Consiglio, carica che, per nostra Costituzione, è di fatto quella concretamente più importante e impegnativa. Si spera infatti che Draghi porti a termine il suo mandato nella primavera del 2023 e, possibilmente, prosegua ancora in un ruolo che per il momento appare determinante per rimettere in sesto – anche con gli effetti delle riforme in atto e  del Recovery -  il sistema Italia dal punto di vista istituzionale ed economico. In parole povere, si spera e si auspica, che Draghi, non importa con quale coalizione alle spalle, prosegua il suo ruolo di capo del governo ancora sino alla metà degli anni Venti, considerato che neppure lui è più giovanissimo.

La situazione a questo punto appare, alla prima radiografia, assai complessa e articolata. Ma, al di là di Draghi e Mattarella, quali potrebbero essere i possibili outsider per la presidenza della Repubblica? Sono , tutto sommato, da escludere  leader troppo inseriti nel centrosinistra (o troppo vecchi o poco consistenti) o nel centrodestra (Ma ce ne sono di qualche peso?). Scatterebbero sin dall’inizio i veti incrociati: una reazione tutto sommato fisiologica. Bisognerebbe trovare un potenziale candidato che possa andare bene se non a tutti almeno a una larga parte dei potenziali elettori: anche una personalità della cultura e della scienza per il momento al di fuori di cariche istituzionali. A dirlo sembra facile, ma sul piano operativo è assai difficile e complicato, anche perché i leaders die partiti attualmente non hanno l’elasticità diplomatica e di movimento, oltre che la spregiudicata disinvoltura, che avevano gli esponenti, assai più scafati, della Prima Repubblica.  A questo punto ci si rende conto che, a dieci mesi dal rinnovo della massica carica dello Stato, la situazione è di fatto nello stallo più assoluto, sempre che non si punti, di fatto, ma un rinnovo a termine di Mattarella (due o tre anni al massimo, anche in considerazione dell’età) per poi arrivare fisiologicamente alla elezione più che naturale di Mario Draghi su cui certamente sarebbe possibile una larga convergenza sia da destra sia da sinistra. Potrebbe essere una strada tutto sommato logica, non semplicissima da percorrere perché dovrebbe presumere un acco0rdo di fatto tra le persone e i partiti, percorso tutt’altro che semplice, anche perché con ogni probabilità dopo le elezioni politiche del 2023 è molto probabile che gli attuali rapporti di forza dei singoli partiti vadano verso un cambiamento in molti casi vistoso. Si prevedono pesanti crolli di alcuni schieramenti e altrettante crescite, salvo novità dell’ultimo momento. Per adesso nel nostro avvenire politico c’è ancora tanta (troppa) nebbia.