Il sogno d'un sistema portuale superfunzionale

di Paolo Lingua

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Il punto di Paolo Lingua

Il sogno d'un sistema portuale superfunzionale

I porti italiani sono stati caratterizzati per decenni da una cultura operativa statalistica e iperburocratica. A cavallo tra gli anni Settanta, proprio a Genova allora sull’orlo della crisi dei traffici, il primo vigoroso colpo di reni venne dall’allora presidente dello scalo Roberto D’Alessandro, cui seguirono le scelte dei suoi primi successori. Ma la burocrazia è sempre stata frenante, così come, ma questo è un altro aspetto del problema, le rivalità e i veti incrociati degli operatori privati.

Ora, in occasione di una quindicina di giorni caratterizzati da “ponti lunghi” e festa infrasettimanali, è emersa la denuncia, da parte degli operatori del trasporto, gli spedizionieri, dei riardi infiniti di sblocco per la mancanza di personale negli uffici doganali. Pure, proprio a Genova e pure in altri scali, era decollato l’efficiente sistema dei controlli delle merci già a bordo, in modo da evitare soste senza fine in porto, occupando spazi e bloccando servizi. Si è riproposto così un endemico difetto italiano: le riforme, anche azzeccate, sono fragili e basta poco per bloccarle. Uno degli aspetti che erano stati oggetto di discussione in sede di riforma portuale era stato appunto la velocizzazione dello sfoltimento  delle merci  sul modello dei porti del Nord Europa: Rotterdam Anversa, Amburgo, ecc. Oltre che attrezzati agli sbarchi in maniera modernissima, in Europa settentrionale si è da molti anni attrezzato un sistema di controllo e smistamento che consente ai prodotti di essere avviati velocemente ai destinatari, un sistema razionale che aumentava la forza della loro concorrenza sui porti del Mediterraneo, Genova in testa.

La riforma del sistema di controllo doganale a bordo sino a oggi ha dato buoni risultati, con apprezzamenti generali, sia in Italia, sia nel Centro Europa dove molte merci sono destinate. Poi c’è stato l’improvviso stop legato alla filiera di feste: Pasqua, 25 aprile, 1 maggio, inframmezzate di week end fisiologici. Il ritardo e il danno sono stati evidenti: di qui le proteste delle categorie professionali danneggiate a catena (agenti marittimi, spedizionieri, armatori, trasportatori, ecc.) anche per mettere il dito sulla piaga dell’organizzazione. Non possono le ferie, gli week end e le soste festive bloccare un sistema che è assai delicato a tutti i livelli perché è il barometro sul quale si misura la concorrenza internazionale che è per sua natura asettica. Genova soffre, inutile ripeterlo per la centesima volta, per i limiti del suo sistema di trasporto e di comunicazione. Un discorso critico che vale per strade e ferrovie, sovente antiquate,  ma che ora è reso drammatico dal crollo del ponte Morandi e dalla lentezza dei tempi che riguardano lo sblocco della pratica della Gronda.

Lo stesso Terzo Valico, che pure procede più o meno nei tempi previsti, é già stato al rischio  di blocchi. A questo proposito lo stesso viceministro dei trasporti Edoardo Rixi, leader politico ligure di maggior spicco nel Governo, è intervenuto per promettere impegni e riorganizzazione, anche con possibili aumenti del personale addetto. Rixi, che conosce a fondo la questione, si è reso conto che a differenza del passato non si possono passare sotto silenzio certi “buchi” nel sistema che denunciano fragilità strutturali al di là del caso limite della “filiera” di feste civili e religiose, anche perché queste problematiche sono ignorate nel resto del mondo, non solo nei paesi del Far East, dove si punta alla concorrenza e alla velocizzazione con spregiudicatezza, ma anche in molti altri Paesi dell’occidente, sia dell’Europa sia degli Usa. Speriamo che questa rivoluzione organizzativa senza spargimento di sangue decolli al meglio e in fretta.