Il Ponte ricostruito e il Terzo Valico: le scommesse vincenti di Genova
di Paolo Lingua
Domani Paola De Micheli ministro delle infrastrutture e dei trasporti sarà a Genova a inaugurare il cosiddetto “nodo”, ovvero il punto di connessione tra le linee ferroviaria ordinarie e quella che porterà al percorso del Terzo Valico, ovvero la linea in via di costruzione che raggiungerà prima Tortona e poi dovrà inserirsi sulla linea per Milano.
E’ una ulteriore spinta per la realizzazione della tratta “ad alta capacità” (un tempo “alta velocità”) che dovrebbe trasportare passeggeri di giorno e merci di notte. Inaugurazione prevista, ma la presenza del governo dovrebbe servire ad accelerare le grandi opere in corso. Anche perché siamo alla vigilia dell’inaugurazione, entro i primi di agosto, del ponte ricostruito in due anni.
Una singolare “accoppiata” che ha certamente un significato che va al di là del simbolo mediatico per l’avvenire dell’economia della città e del territorio, perché si tratta di sistemi di comunicazione e di trasporto che avranno un ruolo non solo nazionale, ma internazionale ed europeo in particolare.
La vicenda merita un attimo (o qualcosa di più) di riflessione. Le grandi opere hanno avuto, in chiave politica (un discorso che vale per il centrosinistra come per il centrodestra), alti e bassi di successo. Se ne comprendeva l’utilità ma si temevano critiche localistiche legate ai disagi della popolazione e i giudizi drastici degli ambientalisti. Per decidere sul Terzo Valico, opera ritenuta utile sin dall’inizio del XX secolo, decollata nel progetto attuale con un dibattito iniziato 35 anni fa, è stato necessario superare dubbi e perplessità che sembravano insormontabili.
Oggi il Pd e la sinistra in generale sono favorevoli, ma non sono mancati stop, discussioni e ripensamenti a partire dal governo Prodi e, a livello locale, durante le giunte di Marta Vincenzi e di Marco Doria. Restano ancora – sarà bene che il ministro De Micheli lo tenga ben presente – non poche perplessità ideologiche da parte del M5s che continua, sia pure in maniera più “soft”, a remare contro la Gronda alla quale il ministro s’è dichiarato favorevole ma che ha già visto sollevare dubbi da parte del candidato alla regione del centrosinistra Ferruccio Sansa.
Come se la caverà il Pd in questo frangente, visto che il partito maggiore (a dare ascolto agli ultimi sondaggi) della coalizione ha strategie assai diverse da quelle del M5s? Ma anche la questione del ponte, al di là dell’aspetto concreto della sua ricostruzione, perché è importante e urgente – e anche in questo caso ci sono precise competenza del governo e del ministero delle infrastrutture – che si ricrei un sistema di comunicazione e di trasporto (anche con altre infrastrutture collaterali già previste e di cui si discute da decenni) che renda il sistema dei porti liguri il più competitivo del Mediterraneo.
Non sono progetti isolati e fini a se stessi e non ci si può fermare solo a elogiare e a invocare il “modello Genova” senza fare poi nulla sul piano operativo. Genova e la Liguria (pensando anche a Savona e alla Spezia) sono un territorio che ha nel sistema portuale internazionale la sua reale eccellenza. A Roma devono pensare anche all’ampliamento del porto con l’allargamento a mare della diga foranea e al ribaltamento a mare della Fincantieri nella prospettiva d’essere competitivi a livello internazionale. E’ il caso di sposare, ma con un criterio alla Nord Europa, il pubblico e il privato con una fusione che porti alla crescita economica con tutte le ricadute positive possibili sul nostro sistema.
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