Il ministro Nordio scioglie e commissaria consiglio ordine commercialisti di Genova

di Redazione

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Sotto la lente del guardasigilli una vicenda di bancarotta e autoriciclaggio

Il ministro Nordio scioglie e commissaria consiglio ordine commercialisti di Genova

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha sciolto e commissariato il consiglio dell'ordine dei commercialisti di Genova. La decisione sarebbe legata all'indagine per bancarotta e autoriciclaggio che vede coinvolto Paolo Ravà, rieletto un anno fa come presidente del consiglio professionale e poi interdetto dal giudice. Con il decreto il Guardasigilli ha nominato come commissario il dottor Giancarlo Strada. Le elezioni si svolgeranno a fine giugno.

A gennaio Ravà era stato interdetto per un anno dal giudice per le indagini preliminari Matteo Buffoni che aveva accolto la richiesta del pubblico ministero Luca Monteverde e dell'aggiunto Francesco Pinto. Stesso provvedimento, sempre per 12 mesi, anche per l'imprenditore Enrico Vinelli. I due sono indagati in relazione al crac della concessionaria d'auto Autocorsica al vertice della quale era l'imprenditore e alla cui amministrazione sarebbe collegato anche Ravà. A quest'ultimo viene contestato anche il concorso in autoriciclaggio, oltre che fraudolento trasferimento di valori.

"Emerge con evidenza - aveva scritto il giudice - il concreto pericolo che gli indagati commettano delitti della stessa specie. Ravà e Vinelli hanno posto in essere una serie di operazioni concretamente idonee a rendere difficile l'accertamento della provenienza delittuosa dei valori originariamente ricompresi nel patrimonio di Autocorsica s.p.a. e distrarli dalla loro destinazione istituzionale".

In base a quanto appurato dalle fiamme gialle sarebbe stato evaso il fisco nel passaggio dalla vecchia concessionaria a una newco. Tra i principali aspetti tecnici finiti sotto la lente degli inquirenti ci sarebbe il mancato riconoscimento del cosiddetto 'avviamento' nel passaggio da una società all'altra, alla ormai decotta concessionaria, elemento che avrebbe innescato anche la corposa evasione fiscale. Nel 2021 a Ravà erano stati sequestrati 500 mila euro, a fronte degli 800 mila euro che cercavano le fiamme gialle. Il sequestro era stato poi confermato anche dal tribunale del Riesame.