“Il lutto si addice ad Elettra”, Livermore riporta O’Neill in scena: mito, psicoanalisi e memoria teatrale

di Anna Li Vigni

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Sabato 11 ottobre alle 19.30, sul palco del Teatro Ivo Chiesa, la prima nazionale che segna il ritorno di un grande classico del Novecento

“Il lutto si addice ad Elettra”, Livermore  riporta O’Neill in scena: mito, psicoanalisi e memoria teatrale

Sarà "Il lutto si addice a Elettra" di Eugene O’Neill a inaugurare la nuova stagione del Teatro Nazionale di Genova. L’appuntamento è per sabato 11 ottobre alle ore 19.30, sul palco del Teatro Ivo Chiesa, con una prima nazionale che segna il ritorno di un grande classico del Novecento, in una nuova potente regia firmata Davide Livermore.

Non si tratta di una semplice rilettura dell’Orestea, ma di una vera e propria riscrittura contemporanea, in cui il mito greco si intreccia con le dinamiche familiari borghesi, la psicoanalisi freudiana e la tragedia moderna. Come afferma Livermore:

«Il testo di O’Neill non è una semplice riscrittura dell’Orestea, ma è una creazione totalmente nuova che si compie aderendo perfettamente alla propria contemporaneità. Un classico che si riverbera ancora oggi ben oltre il ’900».

La nuova traduzione è a cura di Margherita Rubino, e si inserisce in un percorso drammaturgico che ha già visto Livermore confrontarsi con testi fondativi come l’Orestea e Il giro di vite. In questa produzione, la tragedia di O’Neill si trasforma in un affresco visionario e inquietante, tra mito e nevrosi, desiderio e colpa.

Elisabetta Pozzi torna sullo stesso testo che nel 1996 la vide protagonista nel ruolo di Lavinia, con la regia di Luca Ronconi. Oggi, a quasi trent’anni di distanza e nel decennale della scomparsa del maestro, interpreta Christine, in una sorta di passaggio del testimone teatrale che Livermore definisce: «un gioco di specchi e riverberi».

Accanto a lei, un cast di altissimo livello: Paolo Pierobon, Linda Gennari, Marco Foschi, Aldo Ottobrino, Carolina Rapillo e Davide Niccolini, per una compagnia che Livermore stesso definisce “straordinaria”.

La scenografia, curata sempre da Livermore, evoca atmosfere da sogno e incubo, ispirandosi ai film di Wiene e Hitchcock. I costumi, firmati Gianluca Falaschi, richiamano l’eleganza austera della fine degli anni Quaranta, mentre il disegno luci è di Aldo Mantovani. Le musiche originali sono composte da Daniele D’Angelo. La regia assistente è affidata a Mercedes Martini.

Una produzione del Teatro Nazionale di Genova, che apre la stagione nel segno della grande drammaturgia, della memoria e della contemporaneità. Le repliche proseguiranno fino a domenica 26 ottobre.

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